(ANSAmed) - TUNISI, 30 OTT - L'utilizzo di acque reflue di
origine civile o industriale per l'irrigazione agricola è
possibile e consente un risparmio di acque dolci fino al 30%.
La dimostrazione pratica c'è stata all'inaugurazione della
stazione pilota di irrigazione di Oued Souhil nei pressi di
Nabeul, che ha concluso l'evento del progetto Enpi ACCBAT,
durante il quale specialisti del settore hanno fatto il punto
sulle attività del progetto che ha per obiettivo proprio
migliorare la domanda idrica in agricoltura introducendo nuove
tecniche di irrigazione.
A Oued Souhil quattro ettari di coltivazioni possono fruire
di un sistema di irrigazione che prende le acque che fuoriescono
dal depuratore della città e tramite un complesso procedimento
di decantazione e filtraggio le rende disponibili per la
coltivazione. Gli esperti del sito, tra l'altro, sostengono che
quest'acqua trattata, se usata opportunamente, tramite impianti
a goccia, puo' addirittura aumentare la qualità della produzione
agricola del 15%. Intenzione del progetto è estendere l'area di
utilizzo di acque reflue trattate a 24 ettari. ''Il problema
rimane convincere gli agricoltori ad usare questi nuovi metodi''
dichiara il Governatore di Nabeul, Mohamed Akremi Hamdi, che
continua affermando che ''si tratta di un fattore di mentalità,
abbiamo già in programma delle sessioni di formazioni per
agricoltori''. Sessioni di formazione del resto che fanno parte
integrante del progetto ACCBAT, ''unico progetto strategico Enpi
Med nell'ambito della gestione delle risorse idriche'' ha
ricordato in presentazione Federico Martire, Coordinatore Branch
Office Mediterraneo Occidentale di ACCBAT, che conta sul massimo
sostegno finanziario europeo per un totale di 5 milioni di euro,
e che coinvolge Tunisia, Italia, Libano, Giordania. ''La Tunisia
dal clima arido e semiarido, con zone desertiche, e dalla forte
domanda idrica, è il luogo ideale per sperimentare questo tipo
di nuove tecniche di irrigazione'' ha affermato il direttore
generale dell'Istituto Nazionale Ricerche agricole tunisino,
Hammadi Lhbaieb durante la visita ai campi di frutta ed ulivi
irrigati con questa particolare tecnica. Il sito agricolo di
Oued Souhil è la dimostrazione che il lavoro di squadra portato
avanti da Istituto per Coordinamento Universitario di Roma (Icu)
ed i suoi partner, il Centro nazionale giordano per la ricerca
agricola, il ministero libanese dell'Agricoltura, il ministero
tunisino dell'Agricoltura e l'Autorità italiana del Bacino del
Po può dare buoni risultati e soprattutto fornire un servizio
utile a comunità ed ambiente. Le metodologie dei lavori del
progetto potranno poi venire estese agli altri paesi del bacino
del Mediterraneo interessati. (ANSAmed)