Voce simbolo della letteratura libica contemporanea, Matar si rifugia con la sua famiglia in Egitto all'età di nove anni, quando suo padre Jaballa - militare, diplomatico e leader dell'opposizione al regime - viene accusato di opposizione al regime di Muammar Gheddafi e probabilmente giustiziato, nel giugno del 1996, dalle autorità libiche insieme ai 1270 prigionieri politici detenuti nel carcere di Abu Salim, a Tripoli. Proprio quel ''probabilmente'' lascia spazio alla speranza dello scrittore a tornare in patria, dopo quasi trent'anni di esilio, nell'estremo tentativo di scoprire la verità sulla sorte dell'uomo che lui chiama ''l'assente-presente''. E ancora, il poeta siriano Faraj Bayrakdar (6/9 ore 18.30, Chiesa di San Barnaba), fra gli intellettuali di riferimento della diaspora siriana e dell'opposizione al regime di Assad. A parlare della radicalizzazione dei giovani musulmani (6/9, ore 18.30, Convento di Santa Paola), sarà il docente tunisino di Psicopatologia all'Università di Paris-Diderot, Fethi Benslama.
Autore di Un furioso desiderio di sacrificio (Raffaello Cortina Editore, 2017), Benslama conia un termine: 'supermusulmano', per indicare ''il musulmano ossessionato dalla convinzione di non esserlo a sufficienza, persuaso di aver perso le proprie radici e di doverle ritrovare, sacrificandosi come martire''. Joby Warrick, giornalista del Washington Post (due volte premio Pulitzer), ripercorrerà la vicenda dell'Isis, mentre il politologo Olivier Roy cercherà di individuare i legami tra istanze sociali insoddisfatte delle seconde e terze generazioni di migranti e islamismo radicale. Le speranze tradite della stagione delle primavere arabe, torneranno protagoniste con lo scrittore tunisino Shukri al-Mabkhout (8/9 ore 19.15, Palazzo del Seminario vescovile), autore, fra l'altro, de L'italiano (Edizioni E/O, 2017). A condurre invece il pubblico del Festival di Mantova negli anni della guerra civile in Libano sarà poi la fumettista e designer Zeina Abirached (9/9 ore 11.30 Fondazione Università di Mantova).
Tre fotogiornalisti tra i più apprezzati sulla scena internazionale racconteranno l'attualità attraverso i loro scatti: Buhran Ozbilici, giornalista turco dell'Ap (10/9 ore 17:30), vincitore del World Press Photo 2017 con lo scatto del killer dell'ambasciatore russo ad Ankara; Giulio Piscitelli, il fotografo italiano salito sulle imbarcazioni dei migranti, e Monika Bulaj che - in forma di spettacolo - mostrerà le immagini degli ultimi luoghi rimasti dove fedi differenti ancora dialogano.
Infine, un confronto tra società arabe e occidentali a partire dai valori e dai diritti sanciti dalle carte costituzionali verrà poi condotto da Valerio Onida, insieme a padre Ignazio De Francesco della Comunità di Monte Sole e da Yassine Lafram, portavoce della comunità musulmana di Bologna.
(ANSAmed).
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