La sua tenuta in Tunisia, Paese che ha saputo trasformare la sua rivoluzione in esperienza democratica, potrebbe rappresentare il segnale di un nuovo approccio di ispirazione confederale e di rottura con un passato spesso caratterizzato da divisioni ideologiche, in direzione di una cooperazione pragmatica e pacifica. Il vertice, secondo alcuni analisti, potrebbe anche segnare il ritorno nella Lega araba della Siria dopo l'estromissione di Damasco nel 2011. Proprio la questione dell'eventuale partecipazione della Siria al vertice potrebbe essere uno dei leit-motiv dell'evento. Al proposito il ministro degli Esteri tunisino, Khemaies Jhinaoui, al lavoro da mesi per la preparazione del summit volando da una capitale all'altra dei Paesi arabi, si è già espresso dichiarando che la decisione di riammettere la Siria non potrà che essere collegiale, nell'ambito dei meccanismi che regolano il funzionamento della Lega Araba. La determinazione della Tunisia di fare di questo evento un successo non è un mistero, lo ha ripetuto più volte lo stesso Jhinaoui a tutti gli emissari finora incontrati, da ultimo anche al ministro degli Esteri del Qatar, Cheickh Mohamed Ibn Abderrahmane Al-Thani, al quale ha ribadito che il summit di Tunisi rappresenta "un passo importante sulla via del rafforzamento dell'azione araba comune". (ANSAmed)
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