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Bejan Matur,Racconto Pkk e voglia di pace tra curdi e turchi

Esce "Guardare dietro la montagna",caso editoriale in Turchia

22 gennaio 2016, 17:44

Redazione ANSA

ANSACheck
(di Francesco Tedesco) (ANSAmed) Napoli, 22 gen - "Quando ho scritto questo libro nel 2010 sembrava che si fosse avviato un processo di pace politico in Turchia per noi curdi. Oggi la situaizone è di nuovo pesante ma molti turchi hanno un atteggiamento diverso verso i curdi". Così Bejan Matur, poetessa e scrittrice nata a Moras, nel Kurdistan turco, descrive il clima attorno a "Guardare dietro la montagna", il libro che è diventato un caso editoriale in Turchia con oltre 50.000 copie vendute e che ora esce anche in Italia, edito da Poiesis.

La scrittrice ne ha parlato con gli studenti oggi all'Università Orientale di Napoli, nell'incontro organizzato dalla professoressa Lea Nocera. Bejan nel reportage racconta due diversi momenti in cui è "salita sulle montagne", espressione con cui i curdi definiscono l'unirsi alla guerriglia. Il racconto è quello dei giovani del Pkk, tra cui molte ragazze, che hanno deciso di far sentire la loro voce attraverso le armi, cercando di costruire una società più giusta nei confronti dei curdi e anche delle donne, costrette spesso a un ruolo marginale, anche se la tradizione curda affida proprio a loro la trasmissione della cultura popolare e della lingua, bandite in Turchia. Il libro narra incontri, conversazioni, notti negli accampamenti sulle montagne, durante le quali le giovani curde si sdraiano in divisa in un mai rilassante dormiveglia. "Uno dei momenti più forti - racconta ad ANSAmed la Matur - è stato l'incontro con una mia compagna di università che mi aveva salutato anni prima dicendomi che partiva. Non sapevo si unisse al Pkk ma poi l'ho incontrata lì. Aveva cambiato il suo nome in Mizgin, che vuol dire 'buona novella', non le chiesi il perché della sua scelta, ci capimmo con lo sguardo, ma prima di andare via le chiesi 'quando tornerai?'. E la sto ancora aspettando". Il libro è stato osteggiato anche se non censurato, dal governo, racconta la scrittrice, che spiega come "quando viene trovato in casa di una famiglia curda - dice - è considerato percoloso, mentre se è nella libreria di una famiglia turca è un segno di apertura al dialogo". E lei stessa continua a perseguire la pacificazione tra i due popoli, non senza difficoltà: "Alle presentazioni del libro in Turchia - spiega - vengono spesso persone che si mostrano violente, infatti vengo scortata, poi però al termine della conversazione quelle stesse persone appaiono più calme, aperte ad approfondire il tema dell'integrazione". Una questione, quella curda, portata nuovamente all'attenzione del mondo occidentale, per il valore delle combattenti curde che hanno affrotnato l'Isis nell'assedio di Kobane. "Un momento importante - spiega la scrittrice - che è già leggendario. Il contributo delle donne c'era sempre stato ma non solo in armi. Kobane ha però fatto capire a molti turchi che quella dei curdi è guerriglia intrisa di valori, ha colpito l'opinione civica". E così tra le pieghe delle battaglie e delle scelte estreme, la Matur guarda all'individuo, all'umanità del singolo: "Quello che viene annullato - racconta - quando si usa per i membri del Pkk la parola terrorista, che distrugge tutto, non ti fa vedere le persone".

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