(di Séverine Kittler) (ANSAmed) - ROMA - Il primo round delle elezioni in Egitto ha premiato i partiti islamici ma per i movimenti giovanili e laici la lotta continua, anzi è solo al suo inizio.
Lo ha detto Ahmed Maher, il coordinatore del movimento del 6 Aprile, una delle principali organizzazioni che ha promosso la protesta popolare, intervenendo oggi a Roma alla conferenza su "La primavera araba: sfide economiche e sociali e il ruolo dell'Europa", organizzata dal Cnel in collaborazione con il Ministero per gli Affari Esteri e con l'Istituto Affari Internazionali.
"La nostra lotta continua, vogliamo mantenere la pressione sulle autorità restando all'opposizione, ma anche attraverso i nostri molti amici presenti nei partiti che andranno in Parlamento", ha affermato Maher. Al primo round delle elezioni, a fine novembre, i vari movimenti giovanili e laici si sono uniti in 'La Rivoluzione continua' mentre il movimento del 6 Aprile ha lasciato i suoi membri liberi di presentarsi come indipendenti. "Non eravamo uniti e volevamo continuare ad avere piu' voci" ma in vista dei prossimi round del complesso processo elettorale che si concluderà a marzo "cercheremo di allearci maggiormente e non è detto che alla fine il ruolo degli islamici in Parlamento non venga ridimensionato".
Comunque per il movimento del 6 Aprile l'affermazione dei Fratelli musulmani non è un problema, "perché perseguiamo gli stessi obiettivi, ovvero lo sviluppo e l'equità sociale", ha sottolineato Maher, che prima di fondare il Movimento del 6 Aprile era già attivo da anni sui social network con vari movimenti giovanili. "E in questi anni già collaboravamo con i Fratelli", per "spiegare alla gente il legame tra libertà e pane, tra libertà e salari che non era chiaro ai più". In Egitto, ha proseguito, "gli islamici non sono pericolosi, l'islam moderato egiziano non è quello saudita, noi abbiamo una cultura mediterranea", più aperta. Piuttosto i movimenti giovanili vogliono influire sul Consiglio supremo delle Forze armate "che vuole mantenere lo stesso regime di prima" mentre noi "vogliamo un cambiamento radicale, del sistema politico ma anche della cultura, delle mentalità".(ANSAmed).