(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - TUNISI, 3 MAG - Per essere quella che prepara il
piu' importante voto politico da oltre vent'anni a questa parte,
in Algeria la campagna elettorale procede nel quasi totale
disinteresse della gente, che assiste con un senso di fastidio
alle beghe che vedono impegnati, ogni giorno e a tutte le ore,
candidati e partiti. Mentre vanno avanti le procedure per
preparare la macchina organizzativa del voto del 10 maggio,
l'opinione pubblica sembra non occuparsi affatto della campagna
elettorale, i cui temi si possono riassumere in poche parole:
sicurezza, benessere, partecipazione.
Che poi queste parole si traducano in cose che attraggano
l'attenzione della gente ce ne corre. In tutti gli esponenti
politici, a partire dal presidente Bouteflika, sta facendosi
strada il timore che l'astensionismo alla fine sia il solo
vincitore di elezioni che, per la prima volta ufficialmente
aperte a tutti e dall'esito affatto scontato (cioe' a favore
della nomenklatura al potere dall'Indipendenza), rischiano di
essere, politicamente parlando, un flop o quasi. Ma, seppure
nell'apparente disinteresse, la tensione c'e' e si avverte da
episodi che sono chiari segnali. Come, ad esempio, la mano
pesante che polizia e forze di sicurezza (comunque mai state
tenere con chi protesta) stanno riservando a manifestazioni che
toccano la linea gestionale del governo soprattutto nel settore
pubblico. Com'e'e accaduto pochi giorni fa quando i cancellieri
in sciopero sono stati, nell'ordine, bloccati, pestati, portati
in commissariato, identificati e rispediti a casa.
Negli ultimi mesi, dall'annuncio della data delle elezioni,
il Governo ha dato il via ad una campagna di autopromozione
imponente, mettendo sotto gli occhi di tutti quanto e' stato
fatto e come. Grandi opere (come la metro di Algeri) inaugurate,
altre messe in cantiere (come la Grande moschea della capitale,
che sara' la terza al mondo per dimensioni) rese possibili
dall'enorme disponibilita' economica delle esportazioni di gas
naturale e petrolio. Ma l'altra faccia della medaglia, dicono
partiti riformisti e di sinistra, e' che nelle tasche della
gente di questo fiume di soldi poco o nulla arriva e questo
accentua il disincanto verso il voto.
Ed ecco che le proteste di piazza sono pane quotidiano, con
esplosioni di violenza inaudita anche per un Paese ''sanguigno''
come l'Algeria. Blocchi stradali e assalti si susseguono e a
nulla valgono le parole dei candidati che promettono che tutto
cambiera' in meglio. Ma la poverta' resta, come restano le
diseguaglinze sociali e la sensazione che lo Stato di polizia
non sia solo una mera definizione. Ne sanno qualcosa gli
attivisti di un gruppo di difesa della trasparenza del voto,
fermati da agenti per qualche ora quando stavano per incontrare
un giornalista straniero. E ne sapeva qualcosa anche il ragazzo
di 25 anni, Rechak Hamza, che, domenica, si e' dato fuoco dopo
che la polizia gli aveva smantellato il piccolo banco dove
vendeva sigarette. E' morto dopo meno di 30 ore e gia' qualcuno
lo celebra come Mohamed Bouazizi, il ragazzo tunisino che, per
le stesse ragioni e con lo stesso terribile metodo, si uccise
dando il via alla ''rivoluzione dei gelsomini''.
Ma, rispetto a quello di Ben Ali, il regime algerino ha forza
e determinazione diverse e piu' forti perche', almeno oggi, il
vento della ''primavera''' soffi anche sopra Algeri. (ANSAmed).