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Algeria: Elezioni, campagna va avanti nel disinteresse

Timori fondati che a vincere sia l'astensionismo

03 maggio, 17:16

(di Diego Minuti) (ANSAmed) - TUNISI, 3 MAG - Per essere quella che prepara il piu' importante voto politico da oltre vent'anni a questa parte, in Algeria la campagna elettorale procede nel quasi totale disinteresse della gente, che assiste con un senso di fastidio alle beghe che vedono impegnati, ogni giorno e a tutte le ore, candidati e partiti. Mentre vanno avanti le procedure per preparare la macchina organizzativa del voto del 10 maggio, l'opinione pubblica sembra non occuparsi affatto della campagna elettorale, i cui temi si possono riassumere in poche parole: sicurezza, benessere, partecipazione. Che poi queste parole si traducano in cose che attraggano l'attenzione della gente ce ne corre. In tutti gli esponenti politici, a partire dal presidente Bouteflika, sta facendosi strada il timore che l'astensionismo alla fine sia il solo vincitore di elezioni che, per la prima volta ufficialmente aperte a tutti e dall'esito affatto scontato (cioe' a favore della nomenklatura al potere dall'Indipendenza), rischiano di essere, politicamente parlando, un flop o quasi. Ma, seppure nell'apparente disinteresse, la tensione c'e' e si avverte da episodi che sono chiari segnali. Come, ad esempio, la mano pesante che polizia e forze di sicurezza (comunque mai state tenere con chi protesta) stanno riservando a manifestazioni che toccano la linea gestionale del governo soprattutto nel settore pubblico. Com'e'e accaduto pochi giorni fa quando i cancellieri in sciopero sono stati, nell'ordine, bloccati, pestati, portati in commissariato, identificati e rispediti a casa. Negli ultimi mesi, dall'annuncio della data delle elezioni, il Governo ha dato il via ad una campagna di autopromozione imponente, mettendo sotto gli occhi di tutti quanto e' stato fatto e come. Grandi opere (come la metro di Algeri) inaugurate, altre messe in cantiere (come la Grande moschea della capitale, che sara' la terza al mondo per dimensioni) rese possibili dall'enorme disponibilita' economica delle esportazioni di gas naturale e petrolio. Ma l'altra faccia della medaglia, dicono partiti riformisti e di sinistra, e' che nelle tasche della gente di questo fiume di soldi poco o nulla arriva e questo accentua il disincanto verso il voto. Ed ecco che le proteste di piazza sono pane quotidiano, con esplosioni di violenza inaudita anche per un Paese ''sanguigno'' come l'Algeria. Blocchi stradali e assalti si susseguono e a nulla valgono le parole dei candidati che promettono che tutto cambiera' in meglio. Ma la poverta' resta, come restano le diseguaglinze sociali e la sensazione che lo Stato di polizia non sia solo una mera definizione. Ne sanno qualcosa gli attivisti di un gruppo di difesa della trasparenza del voto, fermati da agenti per qualche ora quando stavano per incontrare un giornalista straniero. E ne sapeva qualcosa anche il ragazzo di 25 anni, Rechak Hamza, che, domenica, si e' dato fuoco dopo che la polizia gli aveva smantellato il piccolo banco dove vendeva sigarette. E' morto dopo meno di 30 ore e gia' qualcuno lo celebra come Mohamed Bouazizi, il ragazzo tunisino che, per le stesse ragioni e con lo stesso terribile metodo, si uccise dando il via alla ''rivoluzione dei gelsomini''. Ma, rispetto a quello di Ben Ali, il regime algerino ha forza e determinazione diverse e piu' forti perche', almeno oggi, il vento della ''primavera''' soffi anche sopra Algeri. (ANSAmed).

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