"A scuola ogni mattina dovevamo fare il saluto alla bandiera e inneggiare al presidente Assad e al partito Baath (al potere da mezzo secolo). Per me Assad era un mito e scrivevo poesie su di lui", racconta l'archeologa. "Poi un giorno mi dissero che lo zio non era all'estero ma era in prigione. Che era stato arrestato perché diffondeva manifesti del partito comunista, illegale come gli altri partiti. Da allora la mia infanzia prese un'altra strada". La giovanissima Ziedan non scrisse più poesie sul presidente Assad ma si immerse nella lettura dei testi che Faek al Hawje e altri suoi zii, tutti impegnati in politica, avevano scritto in gioventù.
A distanza di molti anni e in concomitanza con le elezioni legislative siriane, da più parti definite "una farsa", l'intervento della Ziedan è stato uno dei cinque della conferenza organizzata dal professor Daniele Morandi Bonacossi, anch'egli uno dei relatori e docente di archeologia e storia dell'arte del Vicino Oriente antico dell'università di Udine.
"Storia di una democrazia calpestata" è il titolo non casuale della relazione della Ziedan, che ha ricordato ai presenti i trascorsi democratici della Siria indipendente: tra il 1946, anno della fine del mandato francese, e il 1958, quando l'Egitto del presidente Gamal Abdel Nasser di fatto annetté i territori siriani sotto il cappello formale della Repubblica araba unita.
Quello spirito democratico - ha affermato la giovane archeologa siriana - si era già manifestato negli anni del mandato, quando i partigiani siriani di ogni appartenenza geografica, confessionale ed etnica si batterono contro i francesi e, dopo anni di lotte soprattutto politiche, riuscirono a ottenere l'indipendenza. "Nella Siria repubblicana il Parlamento funzionava già da anni e la vita politica era animata dalla presenza di numerosi partiti. Si trattava di una vera Repubblica", afferma la Ziedan, riferendosi all'assenza di libertà individuali e politiche nella Siria del partito Baath e degli al Assad. "Allora, l'assemblea nazionale era un vero Parlamento, e le donne ottennero il diritto di voto nel 1949 (tre anni dopo l'Italia)", ricorda l'archeologa dell'università di Udine, mostrando ai presenti una rara foto, scattata nel 1930 all'ateneo di Damasco durante il convegno della Donna araba, in cui si mostrano decine di donne posare ciascuna con la bandiera del Paese di provenienza. "Come oggi la Siria era un Paese a maggioranza musulmana, ma in quegli anni un cristiano, Fares al Khuri, era stato eletto capo dello Stato". La costituzione 'riformata' nei mesi scorsi su volontà del presidente 'laico' Bashar al Assad, continua invece a imporre che il capo dello Stato sia musulmano.(ANSAmed).