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Montini: il papa che paragonava i martiri musulmani a cristiani

Suo rapporto con Islam, un tema riscoperto da libro su Paolo VI

16 ottobre 2014, 12:36

Redazione ANSA

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(di Elisa Pinna). (ANSAmed) - ROMA - Difficile immaginare che un Papa possa mettere sullo stesso piano il sangue versato dai martiri cristiani con quello dei martiri musulmani. Eppure Paolo VI lo fece, in un viaggio in Uganda nel 1970, durante un discorso definito dalla rivista missionaria 'Mondo e Missione' "il testo più aperto da parte della Chiesa nei confronti dell'Islam". I rapporti che Montini, il papa che domenica salirà agli onori degli altari, ebbe con il mondo musulmano è uno dei tanti aspetti rimasti spesso in ombra, in un pontificato stagliatosi nella storia sopratutto per il dibattito conciliare e post- conciliare. Merito di indicare nuove e suggestive chiavi di lettura del regno montiniano e della sua incredibile ricchezza teologica e pastorale, al di là degli schemi del dibattito conciliare, è il libro 'Paolo VI, destinazione mondo, i viaggi di Montini incontro ai popoli', scritto da Giorgio Bernardelli e Lorenzo Rosoli, per le edizioni EMI, uscito in occasione dell'imminente beatificazione. Aprendo lo "scrigno" dei nove viaggi internazionali di Paolo VI, durante i quali - dal 1964 al 1970 - visitò 19 paesi dei cinque continenti, emerge il filone completamente dimenticato e del tutto sorprendente dell'Islam, pur tra visite che hanno fatto storia, come quelle in Terra Santa o all'Onu. Paolo VI, il primo papa missionario e pellegrino a mettere piede fuori dall'Italia in 150 anni, il primo a far salire il suo ponticato e la Chiesa su un aereo con la speranza di andare molto lontano, ebbe incontri con i musulmani in diversi dei suoi viaggi all'estero: la sua ultima missione internazionale, nel 1970, cominciò addirittura con uno scalo - il primo e unico di un Pontefice romano in tutta la storia della Chiesa - nell'Iran sciita (ovviamente quello dell'epoca dello scià Rezha Palevi); proseguì con un «fuori programma» in Bangladesh per andare a portare personalmente la solidarietà tangibile della Caritas alle vittime di una catastrofe naturale in un Paese musulmano. E infine ci fu anche una terza tappa in Indonesia dove riaffermò pubblicamente «la stima per i musulmani che adorano l'unico Dio vivente», già espressa in Nostra Aetate. "Ma il testo più clamoroso - se riletto con gli occhi di oggi - è un discorso pronunciato ai musulmani dell'Uganda in cui arriva addirittura ad estendere anche con loro l'idea di un ecumenismo dei martiri", spiega uno degli autori Giorgio Bernardelli. In quel viaggio, dal 28 luglio al 2 agosto 1969, Montini, che già come arcivescovo di Milano si era recato in Africa più volte, volle rendere omaggio ai primi martiri cristiani africani, uccisi tra il 1885 e il 1887, nell'ambito di persecuzioni scatenate da re tribali locali. Si spinse però molto più in là. "Noi siamo sicuri di essere in comunione con voi (musulmani ndr.), quando imploriamo l'Altissimo, di suscitare nel cuore di tutti i credenti dell'Africa il desiderio della riconciliazione, del perdono così spesso raccomandato nel Vangelo e nel Corano", disse ai rappresentanti delle comunità islamiche incontrati nella nunziatura di Kampala. "E come non associare alla testimonianza di pietà e di fedeltà dei martiri cattolici e protestanti - proseguì in passaggio che suona ancora oggi rivoluzionario - la memoria di quei confessori della fede musulmana, la cui storia ci ricorda che sono stati i primi, nel 1848, a pagare con la vita il rifiuto di trasgredire le prescrizioni della loro religione?". (ANSAmed).

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