(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 24 NOV - Moncef Marzouki, presidente
uscente della Tunisia, dopo essersi piazzato al secondo posto
alle presidenziali di ieri, in vista del ballottaggio con Beji
Cais Essebsi sembra avere fatta propria la massima secondo cui
il fine giustifica i mezzi. Infatti quando ormai la sfida sembra
essere una corsa a due tra lui e il capo di Nidaa Tounes,
Marzouki pur di vincere sembra disposto ad allearsi anche con il
diavolo che, nella Tunisia del dopo-Ben Ali, può avere molti
volti. Secondo numerosi osservatori comunque non ha certo quello
di Ennahdha, il partito islamico considerato anche a torto
vicino alla Fratellanza musulmana e che con Marzouki ha
governato dall'elezione della Costituente ad oggi.
Marzouki, dichiaratamente laico in politica ma musulmano
nella vita quotidiana, s'è dimostrato il più fedele alleato di
Ennahdha ed ora, dopo che la formazione confessionale non ha
proposto un suo candidato alle presidenziali, si presenta
all'incasso. Un gioco ad incastri pazientemente messo in
movimento, facendo l'occhiolino anche al piccolo ma enormemente
ricco Qatar. Quest'ultimo, grande elemosiniere della Tunisia,
sembra muoversi nell'ottica del 'do ut des'. Ai denari elargiti
deve corrispondere un allineamento alla politica dell'emirato
qatarino, dove l'islam ha un volto decisamente rigoroso.
Ma Marzouki ha anche lanciato segnali molto precisi, ancorchè
abilmente mascherati, alla componente più radicale dell'islam
tunisino alla quale può essere assimilata la disciolta Lega per
la protezione della rivoluzione, i cui violenti esponenti hanno
promesso un massacro in caso di vittoria definitiva di Essebsi.
Una promessa che sta facendo proseliti anche in parte della
stampa che s'è schierata con il presidente uscente. Tra gli
altri, la giornalista Nadia Farès, sino a poche settimane fa
anchorwoman del canale Al Moutawasset che, appoggiando Marzouki,
ha detto che se Essebsi sarà eletto scorrerà il sangue, dato che
che i sostenitori di Marzouki hanno già le armi che servono.
Ma a fare clamore, nelle ore immediatamente precedenti il
voto, è stato l'appoggio garantito a Marzouki dal partito
islamista Ibn Ettahrir, controverso braccio politico dei
salafiti tunisini. Quegli stessi dalle cui fila escono i
jihadisti che volano in Iraq e Siria per combattere sotto i neri
vessilli dello Stato islamico (Isis). Quando al portavoce di
Marzouki, Imed Daimi, è stato chiesto cosa ne pensasse, lui
seraficamente ha detto di non saperne assolutamente nulla.
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