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Isis, in 3.000 da Tunisia in Siria, contingente più numeroso

La storia di Ahmed, così si diventa combattenti fondamentalisti

12 febbraio 2015, 11:18

Redazione ANSA

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Combattenti dell 'Isis - RIPRODUZIONE RISERVATA

Combattenti dell 'Isis -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Combattenti dell 'Isis - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Paolo Paluzzi) (ANSAmed) - TUNISI, 12 FEB - Dall'inizio delle ostilità in Siria sono circa 3.000 i cittadini tunisini partiti per quei territori per combattere il jihad ed entrare nei ranghi dell'Isis. Essi rappresentano il contingente di combattenti stranieri più numeroso, almeno stando alle dichiarazioni del ministero dell'Interno tunisino, confermate tra l'altro anche dal Centro Nazionale Antiterrorismo americano. Dalla città di Gabés è partito anche Ahmed, uno dei migliori amici di Mohamed M. che incontriamo in uno dei tanti bar della periferia della capitale Tunisi affollati di giovani che passano intere giornate seduti ai tavolini consumando caffe', acqua minerale e giocando a carte. Mohamed ci racconta che i salafiti, comparsi nei primi anni duemila in Tunisia, all'inizio dediti esclusivamente alla predicazione, solo dopo la rivoluzione hanno iniziato a reclutare combattenti da inviare nei territori di guerra. Cosi' il suo amico Ahmed ha smesso di bere, di frequentare ragazze, di condurre una vita normale e ha abbracciato l'estremismo, inizialmente frequentando i fanatici di Al-Nusra diventando infine uno di loro. "La sua mentalità piano piano era cambiata, accusava gli altri musulmani di apostasia, parlare con lui diventava sempre piu' difficile, tutto era diventato proibito, impossibile fare una discussione con lui", prosegue Mohamed. Per comprendere come la Tunisia possa essere l'unico paese ad aver completato la transizione democratica e nel contempo il maggior fornitore di combattenti stranieri dell'Isis, bisogna pero' considerare le condizioni di vita e le prospettive di molti di questi giovani marginalizzati, disoccupati, senza alcun futuro. Per Alaya Allani, noto storico tunisino e esperto di islam, il lavaggio del cervello non è l'unico strumento di reclutamento poiché la condizione economica gioca un ruolo importante. ''La manipolazione delle idee funziona sul piano ideologico, ma quello che attira maggiormente è il sogno di una vita migliore - spiega Allani. Promettono a questi jihadisti che faranno fortuna una volta arrivati in Siria ed invece spesso capita proprio il contrario, incontrano la morte nella maggior parte dei casi. Ma le sirene del fondamentalismo sembrano essere irresistibili per questi giovani disperati. Una volta pronti a partire, gli aspiranti combattenti attraversano il confine libico per la formazione oppure volano in Turchia per poi inoltrarsi illegalmente in territorio siriano". L'amico di Mohamed da quei territori non ha piu' fatto ritorno, e' morto in combattimento, almeno secondo quanto lui e' riuscito a sapere.

Cosi' come tempo fa il calciatore Nidhal Selmi, 23 anni, morto in Siria dopo una breve carriera di successo nell'Etoile Sportive du Sahel, interrotta quando ha sentito la chiamata alla guerra santa, per la quale ha deciso di lasciare la Tunisia per raggiungere il fratello e combattere all'ombra dei vessilli neri dell'Isis. Centinaia di giovani tunisini hanno aderito come lui alla ''chiamata'' anche sotto la spinta della predicazione di imam estremisti che per molto tempo hanno potuto agire indisturbati nel Paese. Mohamed ci confida anche che in Libia offrono circa 1000 dollari al giorno a chi e' disposto ad imbracciare un mitragliatore, 5000 al giorno a chi guida un pick-up e 10.000 a chi e' capace a guidare un carro armato. (ANSAmed).

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