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Armeni: 100 anni genocidio, Sarksyan riapre a Turchia

Putin-Hollande solidali a Erevan. Critiche a Obama

24 aprile 2015, 19:10

Redazione ANSA

ANSACheck
(di Claudio Salvalaggio) (ANSAmed) - MOSCA, 24 APR - Il governo di Erevan è pronto a una normalizzazione "senza precondizioni" con la Turchia: il presidente armeno Serzh Sarksyan apre a una riconciliazione nel giorno delle commoventi celebrazioni per il centenario del genocidio di 1,5 milioni di armeni da parte dei turchi ottomani, con la partecipazione di migliaia di persone e di una ventina di capi di Stato e di governo, tra cui Putin e Hollande.

Un genocidio che Ankara continua a contestare sul piano storico e giuridico, con proteste diplomatiche che hanno colpito recentemente il Vaticano e l'Austria.

"Siamo pronti per la normalizzazione delle relazioni con la Turchia, per avviare un riavvicinamento fra le nazioni armena e turca, senza alcuna precondizione", ha affermato Sarksyan in un'intervista al quotidiano turco Hurriyet.

Il presidente armeno si è detto favorevole anche a un'apertura della frontiera fra i due Paesi, che contribuirebbe a creare un'atmosfera di fiducia, favorirebbe il commercio e promuoverebbe lo sviluppo delle province turche del sud-est. In questo modo ha rilanciato gli accordi di pace del 2009, ritirati dal parlamento due mesi fa per le "politiche non costruttive della Turchia". In ogni caso il leader armeno ha espresso la speranza che i progressi per riconoscere il genocidio "contribuiscano a dileguare le tenebre di cento anni di negazionismo": parole applaudite durante la cerimonia al gigantesco memoriale di Tsitsernakaberd, dove i vari leader hanno deposto una rosa gialla al centro di una corona raffigurante il non-ti-scordar-di-me, il fiore scelto come simbolo dell'evento. Un tema su cui ha insistito Hollande: "Non dimenticheremo mai le tragedie che il vostro popolo ha sopportato". Il leader del Cremlino ha usato il suo discorso per ammonire contro i pericoli del nazionalismo, della xenofobia e dell'odio religioso, ma anche della 'russofobia', con una evidente frecciata al governo ucraino e all'Occidente.

Erevan intanto ha messo a segno oggi un altro punto a suo favore in Germania, nonostante la presenza di una forte comunità turca: il presidente del Bundestag, Norbert Lambert, ha detto senza mezzi termini che "ciò che è accaduto nel mezzo della Prima Guerra Mondiale nell'Impero Ottomano sotto gli occhi dell'opinione pubblica mondiale è stato un genocidio", facendo eco alle parole del presidente della Repubblica federale, Joachim Gauck. E tutti i gruppi parlamentari tedeschi hanno aderito a un testo che definisce il massacro come un 'genocidio', anche se in una formula più ampia, condivisa dalla cancelliera Angela Merkel.

Obama invece ha dovuto pesare la sua dichiarazione, definendo i massacri armeni "la prima atrocità di massa del ventesimo secolo" ma senza usare il termine genocidio - come aveva fatto invece nella sua campagna elettorale del 2008 - anche se plaude alle parole di Papa Francesco che lo ha fatto. Un equilibrismo che non è piaciuto agli armeni americani: l'esercizio in ginnastica linguistica del presidente "non si addice agli standard che lui stesso ha definito e a quelli di un leader mondiale di oggi", ha commentato Bryan Ardouny, direttore esecutivo dell'assemblea armena d'America. E se appare in qualche modo scontata la manifestazione di migliaia di armeni iraniani davanti all'ambasciata turca di Teheran per chiedere il riconoscimento del genocidio del 1915, è quanto accade in Turchia che suscita una certa sorpresa. E' vero che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha ribadito la tesi negazionista di Ankara, affermando che "i nostri antenati" non hanno commesso un genocidio contro gli armeni, ma la stampa si è profondamente divisa oggi e due quotidiani di opposizione hanno aperto in prima pagina con titoli in armeno, "Mai più!", per Cumhuriyet, e "Centenario del genocidio" per il pro-curdo Ozgur Gundem. A Instabul, inoltre, armeni e turchi hanno marciato insieme in piazza Taksim per commemorare il rastrellamento di 250 intellettuali armeni il 24 aprile del 1915, considerato l'inizio dei massacri. E, sempre a Istanbul, Volkan Bozkir, ministro per le relazioni tra Turchia e Ue, ha partecipato a una messa al patriarcato armeno di commemorazione: è la prima volta di un dirigente del governo turco. "Rispettiamo il dolore provato dai nostri fratelli armeni. Non siamo in alcun modo contrari a commemorare questo dolore...Ci sentiamo in debito di partecipare a questa funzione religiosa". Parole che forse fanno riflettere "sul difficile ma necessario compito di fare i conti con il passato", come ha auspicato Obama. (ANSAmed).

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