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Egitto: i cristiani tra speranze e paure per futuro

Viaggio nella comunità dal Cairo fino a governatorato Minja

27 aprile 2015, 16:03

Redazione ANSA

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Cristiani etiopi pregano alla cattedrale di San Marco al Cairo, il giorno di Pasqua © ANSA/EPA

Cristiani etiopi pregano alla cattedrale di San Marco al Cairo, il giorno di Pasqua © ANSA/EPA
Cristiani etiopi pregano alla cattedrale di San Marco al Cairo, il giorno di Pasqua © ANSA/EPA

di Virginia Di Marco

IL CAIRO - Paura, ma anche speranza di una convivenza migliore con i musulmani. I cristiani d'Egitto, usciti da poco dall'epoca di Mohammed Morsi - l'ex presidente egiziano esponente del movimento islamista dei Fratelli Musulmani, deposto nel luglio 2013 e condannato pochi giorni fa a venti anni di galera -, guardano oggi al presente e al futuro prossimo con maggiore fiducia, ma senza poter ignorare alcuni segnali poco rassicuranti. Come l'uccisione di due poliziotti davanti a una chiesa, avvenuta lo scorso gennaio, e diversi altri attacchi ed episodi minori. Il viaggio di ANSAmed tra i cristiani d'Egitto inizia a Zamalek, quartiere bene del Cairo. Qui vive la buona borghesia locale, alcuni diplomatici e giornalisti internazionali che frequentano la chiesa di San Joseph. Tra gli stranieri, le preoccupazioni di un egiziano medio appaiono lontane. "Libertà di culto? Non ci siamo mai sentiti in pericolo o direttamente minacciati", dice il parroco, Ghizlain Amoussou, dal Benin.
Ma basta spostarsi un po' per trovare una realtà molto diversa. Al Patriarcato copto cattolico, padre Francis Nouer - vicario pastorale della chiesa di Sant'Antonio, nel centro del Cairo, e portavoce della Chiesa copta cattolica - ammette: "I rapporti tra popolazione musulmana e cristiani sono abbastanza buoni. Ma i problemi ci sono, in particolare nelle zone con alte concentrazioni di fratelli musulmani e salafiti".
Queste zone si trovano fuori e dentro la stessa capitale. Un esempio? "Il quartiere di al Azhar", dove si trova la più prestigiosa università del mondo musulmano. "In città pero' ci sono anche quartieri con il 30% di cristiani, dove le relazioni sono umane", spiega, sebbene in generale le chiese siano presidiate da forze dell'ordine in quanto considerate obiettivi sensibili.
"Dopo il 30 giugno 2013 - aggiunge ancora padre Francis, riferendosi alla fine della presidenza Morsi -, molte cose sono cambiate. Gli anni tra 2011 e 2013 sono stati difficili. I Fratelli Musulmani erano terribili, noi cristiani non eravamo cittadini graditi". E sebbene il governo adesso sia "per i cristiani al 100%", i Fratelli Musulmani "hanno comunque abbastanza forza per organizzare attacchi qua e là, soprattutto contro poliziotti e militari". Inoltre, ancora oggi, nel sud del Paese, si verificano abusi e "incidenti" contro i cristiani. In luoghi come il governatorato meridionale di Minja la minoranza copta - che in Egitto conta circa 300mila persone su una popolazione totale di quasi 90 milioni - ha paura.
Lo conferma dal Cairo anche il reverendo Tawadros, parroco della chiesa della Vergine Maria di Meadi. "I Fratelli Musulmani con Morsi hanno costituito in questo governatorato un centro di integralismo e fanatismo", spiega. "Dobbiamo essere chiari: le città del sud non sono ben controllate dal governo, sono poco sicure". L'avvento di al Sisi ha senz'altro migliorato le situazione, aggiunge il parroco, ma in queste zone i problemi restano. "I Fratelli Musulmani si trovano ovunque: in tutti gli uffici governativi, nelle questure". Questo si traduce, per esempio, nell'enorme "difficoltà che i copti incontrano nell'ottenere permessi di costruzione per chiese o nei saccheggi che subiscono senza che le autorità intervengano". "Nel governatorato di Minja i fondamentalisti dominano la strada e la società", conferma anche padre Lucas, della chiesa francescana della Vergine Maria, a Luxor. Nella zona di Luxor i cristiani sono particolarmente numerosi: circa il 30% della popolazione locale. Il parroco assicura che i rapporti con i musulmani qui sono "generalmente buoni", ma comunque ammette che le discriminazioni ci sono. "Per i cristiani è molto difficile essere assunti nel settore pubblico.
Anche nell'esercito o nella polizia è raro che un cristiano riesca ad arrivare nei posti chiave". Insomma, conclude padre Lucas, in terra d'Egitto, per i cristiani "il cammino è ancora lungo". (ANSAmed).

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