(ANSAmed) Napoli, 22 mag - "I più recenti sviluppi della vicenda
politica nella regione mediterranea hanno visto l'Italia
impreparata ed anche poco pronta ad assumere iniziative capaci
di prevenire minacce esterne alla sua sicurezza". Così
l'ambasciatore Antonio Badini, già direttore generale al
Ministero degli Esteri per il Mediterraneo e il Medioriente,
introduce il progetto "Italia-Mediterraneo" della Fondazione
Socialismo che sarà al centro di un incontro in programma domani
all'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. "La sensazione
che si percepisce - prosegue Badini - è che il nostro Paese,
anche in ragione delle caratteristiche epocali della crisi che
lo attraversa, sembra aver perso ruolo ed influenza sugli
accadimenti alle sue porte di casa, con conseguenze di rilievo
nelle aree che toccano direttamente la sua geo-politica e che
incidono inevitabilmente anche sullo sviluppo della sua
economia". Dopo la relazione introduttiva di Badini, che
illustrerà ragioni e modalità della proposta progettuale, si
aprirà la discussione, coordinata dallo storico Piero Craveri,
prenderanno parte Gennaro Acquaviva, presidente della Fondazione
Socialismo, Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione
Affari Esteri del Senato e Lucio d'Alessandro, Rettore
dell'ateneo.
Il progetto "Italia-Mediterraneo" è infatti divenuto una
concreta proposta politico-diplomatica che ha iniziato un
percorso di diffusione e dciscussione partito dagli incontri a
Roma, Bologna e, ora, Napoli, grazie al Suor Orsola e alla
Fondazione Terzo Pilastro Italia-Mediterraneo, che con la
Fondazione SDN di Napoli ha promosso l'incontro.
"Di fronte al mondo, ma in particolare ai popoli amici della
sponda Sud del Mediterraneo, attraversati e colpiti da una crisi
epocale - anticipa l'ambasciatore Badini - il nostro Paese deve
tornare ad impegnarsi attivamente, esprimendo una politica
intelligente ed anche dotata di autorevolezza. L'Italia deve
avere la consapevolezza, e quindi anche la responsabilità, di
comportarsi come una grande Nazione, in grado di esercitare
appieno il proprio ruolo: quello più generale nelle relazioni
internazionali e nell'organizzazione della pace; quello di
portata regionale rispetto alle crisi ed ai conflitti che ci
sono più vicini. Questo ci impegna alla attenta conoscenza dei
problemi in campo ma anche ad un collegamento forte con la
tradizione che abbiamo costruito nel Mediterraneo, che deve
tornare ad essere, anche attraverso la nostra azione ed il
nostro contributo, un mare di pace e di progresso".
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