ROMA - Per quanto riguarda il rapimento in Libia dei quattro tecnici italiani "finora non sono emersi elementi che riconducano" allo Stato Islamico e "si ritiene possibile una matrice meramente criminale del sequestro con finalità estorsive". Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni alle Commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato.
"Finora nessun gruppo terroristico o criminale ha rivendicato la responsabilità del rapimento in Libia dei quattro tecnici italiani", ha affermato il ministro, sottolineando che "riscontri sono ancora in corso di verifica".
"Ci riuniamo a due anni dal rapimento di Padre Dall'Oglio a Raqqa, in Siria", ha proseguito Gentiloni. "Il governo non ha dimenticato questo rapimento e ci continuiamo a lavorare con assoluta costanza come ho confermato ai fratelli di Dall'Oglio una decina di giorni fa", ha detto il ministro.
A due anni esatti dal suo rapimento in Siria, la città di Roma manifesta oggi il suo impegno e la sua solidarietà per padre Paolo Dall'Oglio, il gesuita nato proprio a Roma 61 anni fa. Per tutto il giorno, la sua immagine è esposta sul Palazzo Nuovo, di fronte all'entrata di Sisto IV del Campidoglio. Sotto la gigantografia di due metri per quattro, la scritta "Paolo Dall'Oglio cittadino romano". L'iniziativa, fatta propria da Roma Capitale, è stata proposta dalla neonata associazione "Giornalisti amici di padre Dall'Oglio".
Il gesuita di cui due anni fa si sono perse le tracce è noto per aver fondato, in Siria, negli anni ottanta, la comunità monastica al Khalil, dopo aver recuperato il Monastero di san Mosè l'Abissino (Mar Musa). Dall'Oglio è stato sempre profondamente impegnato nel dialogo interreligioso. Il suo attivismo nei mesi della rivolta gli ha causato l'ostracismo del governo siriano, che minacciò la sua espulsione durante la repressione dei moti di protesta cominciati in forma non violenta il 15 marzo 2011. Espulso per il suo impegno umanitario nel 2012, si è trasferito a Sulaymanya, nel Kurdistan iracheno, animando la nuova fondazione monastica di Deir Maryam el Adhra. E' rientrato due volte in Siria, per motivi umanitari. Prima cercando di raggiungere le rive dell'Oronte, per raccogliersi in preghiera sulle fosse comuni. Poi recandosi, alla fine del luglio 2013, a Raqqa, nel nord del paese. Lì è stato sequestrato, si è detto da formazioni jihadiste, il 29 luglio e da allora di lui non si hanno più notizie. Per il suo rilascio e la sua salvezza si sono pronunciati nei giorni scorsi Papa Francesco e il presidente Sergio Mattarella.
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