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Rajoy primo ma senza maggioranza, Podemos in rimonta

A 6 giorni elezioni Spagna 40% indecisi. Rischi ingovernabilità

14 dicembre 2015, 19:11

Redazione ANSA

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Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, è primo nelle intenzioni di voto ma con una grave emorragia di elettori © ANSA/EPA

Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, è primo nelle intenzioni di voto ma con una grave emorragia di elettori © ANSA/EPA
Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, è primo nelle intenzioni di voto ma con una grave emorragia di elettori © ANSA/EPA

(di Francesco Cerri)

MADRID - Ultima settimana di fuoco in Spagna prima delle cruciali politiche di domenica in un clima di grande incertezza sul risultato e sulla futura governabilità del paese, con un esercito di elettori ancora indecisi: il 40% non sa per chi voterà. Le ultimi rilevazioni pubblicate oggi dai giornali - da domani sono vietati i sondaggi - confermano la morte attesa del bipartitismo Pp-Psoe che ha governato la Spagna dalla fine del franchismo e l'emergenza di uno scenario quadripolare con i due partiti del 'nuovo' - eredi a destra e sinistra della 'rivoluzione' degli indignados - Podemos e Ciudadanos. Il Partido Popular del premier Mariano Rajoy, che in tre anni di austerità lacrime e sangue ha pilotato il paese fuori dalla grave crisi ereditata dal socialista José Luis Zapatero, è primo nelle intenzioni di voto ma con una grave emorragia di elettori (4 milioni) e seggi. Il sondaggio Metroscopia per El Pais gli dà il 25,3% e 109 seggi su 350, quello Sigmna Dos per El Mundo il 27,2% e 110-114 deputati. Alle politiche del 2011 Rajoy aveva stravinto con il 44,6% e una maggioranza assoluta di 186 seggi.

Anche l'altro grande partito della Spagna del dopo-dittatura, il Psoe di Pedro Sanchez, è in picchiata e lotta per il secondo posto con i due 'emergenti'. Metroscopia gli dà il 21% e 90 seggi, Sigma Dos il 20,3% e 76-81 deputati (il 28,8% e 110 deputati nel 2011). Sente sul collo il fiato di Podemos di Pablo Iglesias - in ripresa dopo due mesi di crisi grazie all' 'effetto Ada Colau' dopo l'entrata in campagna del sindaco di Barcellona - e Ciudadanos di Albert Rivera (rispettivamente il 19,1% e 60 seggi e il 18,2% e 60 deputati secondo Metroscopia, il 18,4% e 56-60 seggi e il 19,6% e 62-65 seggi per Sigma Dos). La massa di indecisi - fortissima in particolare fra gli ex-elettori Psoe - fa si che "in queste elezioni niente sia ancora deciso", rileva El Mundo. La sola certezza a priori è che nessuno otterrà una maggioranza assoluta e che il prossimo governo dovrà essere di coalizione. Fra il Pp e il 'nuovo' centro di Ciudadanos, fra Psoe e Podemos, o ancora a tre con il partito di Rivera. Con dubbi e rischi senza precedenti in Spagna - dove finora andavano al potere per forza di cose il Pp o il Psoe - sulla governabilità del paese. Esclusa per ora dai due grandi una grosse koalition alla tedesca Pp-Psoe, le alleanze di governo dovranno farsi fra politica del 'vecchio' e del 'nuovo'.

E i due 'emergenti' non nascondono di avere l'ambizione di divorare e sostituire il Pp (Ciudadanos) e il Psoe (Podemos), come Syriza in Grecia con il Pasok. Gli ultimi giorni di campagna saranno una caccia senza pietà agli indecisi. "La battaglia diventa un corpo a corpo, la consegna è solo 'Si salvi chi può!' ", avverte La Vanguardia. Il faccia a faccia in tv fra Rajoy - che ha rifiutato di confrontarsi con Iglesias e Rivera - e Sanchez di questa sera segna l'inizio di questa ultima fase decisiva della campagna. E chiude un'epoca rilevano i quotidiani di Madrid. E' con ogni probabilità l'ultimo confronto televisivo a due della Spagna del dopo-Franco. In futuro saranno a quattro.

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