(ANSAmed) - TUNISI - In una grigia mattina d'inverno del 6 febbraio 2013 ignoti uccisero a colpi di arma da fuoco il deputato dell'opposizione tunisina Chokri Belaid davanti a casa sua. Fu uno shock per il Paese, un tornante storico per la vita politica della Tunisia che dall'enorme sdegno e la forte reazione da parte della società civile seppe trovare la forza per iniziare una riflessione che l'ha portata poi ad imboccare la strada - non priva di ostacoli - della transizione democratica. Nonostante i proclami e gli sforzi della magistratura tunisina per far luce sul caso, dopo tre anni le indagini, piene di stralci e problemi procedurali, non hanno ancora consentito di fare chiarezza su autori e mandanti di questo omicidio politico. Il processo nei confronti di 24 imputati, iniziato solo nel giugno 2015, ristagna ancora nelle prime fasi. La prossima e terza udienza è fissata per il 15 marzo prossimo.
Eppure giungere alla verità quanto prima possibile ha rappresentato uno degli obiettivi dichiarati del governo di Habib Essid fin dal primo giorno del suo insediamento, del presidente Essebsi ed è il desiderio della vedova Basma Khalfaoui che ha sempre dichiarato di volere null'altro che la verità. Belaid, fondatore del raggruppamento di sinistra Fronte Popolare, e' stato una sorta di Matteotti tunisino, avvocato, fin dagli anni universitari si unisce ai circoli della sinistra militante della facoltà di Legge. Si impegna fin da subito nella lotta per la difesa dei diritti umani calpestati ai tempi del regime di Ben Ali. Laico ma fedele al rispetto dello stato di diritto, arriva persino a difendere in Tribunale i militanti dei Fratelli Musulmani. Per lui però è inevitabile scegliere di schierarsi contro il governo post-rivoluzionario guidato dal partito islamico Ennhadha che vince le elezioni nell'ottobre 2011. Da segretario del Partito dei Patrioti Democratici, inizia a ricevere minacce di morte per le sue posizioni e dichiarazioni ''contro'' e la sua messa in guardia contro alcune frange del partito islamico: ''la democrazia nata dalla rivoluzione dei gelsomini tunisina è in pericolo'' soleva ripetere. Minacce che nel suo caso si sono poi purtroppo puntualmente avverate. Il comitato di difesa di Belaid, che in questi anni non ha mai smesso di cercare la verità, ha annunciato nei giorni scorsi nuove rivelazioni per quanto riguarda le indagini ed il loro lacunoso svolgimento, lanciando un appello alle autorità affinché il 6 febbraio di ogni anno venga celebrata la giornata nazionale contro il terrorismo e l'omicidio politico. Molte manifestazioni in sua memoria sono in programma da domani a Tunisi, a cominciare dalla deposizione di una corona di fiori nel luogo in cui fu ucciso, nel quartiere Menzah VI di Tunisi, una piazza che porta ormai il suo nome. (ANSAmed)
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