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Regeni: Gentiloni ad Egitto, serve collaborazione seria

'Ripresi contatti tra Procure, nuova rogatoria al Cairo'

29 aprile 2016, 20:02

Redazione ANSA

ANSACheck
(di Luca Mirone) (ANSAmed) - ROMA, 29 APR - L'Italia vuole forzare lo stallo nelle indagini sulla morte di Giulio Regeni. Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha chiesto ancora una volta all'Egitto una "collaborazione seria" e ha reso noto che sono ripresi i contatti tra gli inquirenti dei due Paesi, mentre i pm romani hanno avviato una nuova rogatoria internazionale per chiedere al Cairo i documenti che possano contribuire ad accertare la verità.

Dall'Egitto, però, si continuano a confondere le acque. Il vicepresidente del Parlamento ha evocato la possibilità che il ricercatore italiano fosse una spia.

Gentiloni, in un'intervista radiofonica, ha fatto il punto sulla vicenda, che dopo oltre tre mesi non vede neppure un'ombra di luce, tanto da provocare il richiamo in Italia del nostro ambasciatore, non ancora rientrato al Cairo dopo 20 giorni.

"Purtroppo la nostra pressione, la nostra ricerca di verità non ha avuto risposte soddisfacenti", ha spiegato il titolare della Farnesina, avvertendo la controparte che "il ritorno alla normalità delle relazioni" bilaterali "dipende da una collaborazione seria". L'Egitto, finora, ha tirato fuori ogni pista possibile, senza fornire elementi concreti di indagine, forse per prendere tempo.

L'Italia, tuttavia, non abbassa la guardia: si sbaglia chi "immaginava che il trascorrere del tempo avrebbe un po' diminuito l'attenzione dell'Italia e costretto tutti a rassegnarci a un ritorno alla normalità della relazioni", ha assicurato Gentiloni, ricordando che il richiamo per consultazioni dell'ambasciatore Maurizio Massari, l'8 aprile scorso, dopo il fallimento del vertice tra gli inquirenti, è stato "un gesto molto forte nei rapporti tra Stati", e l'Italia "continua a esercitare in tante forme la pressione diplomatica", anche se "non sarà facile".

Sul fronte delle indagini, tutto tace. Gli inquirenti italiani aspettano ancora dai colleghi egiziani gli elementi considerati chiave per scoprire la verità, a partire dal traffico telefonico della zona in cui scomparve Regeni e del luogo in cui fu trovato morto. E dopo il sostanziale nulla di fatto nell'incontro romano del 7 e 8 aprile, i pm sono passati alle rogatorie internazionali. Gentiloni a questo proposito ha spiegato che la Procura di Roma "ha inviato una nuova rogatoria" e che "sono in corso nuovi contatti tra le procure", auspicando che "l'attività del procuratore Pignatone possa riavviare qualche contatto utile". A raffreddare ulteriormente i rapporti tra Roma e Cairo, ci ha pensato uno dei due vicepresidenti del parlamento egiziano, Soliman Wahdan, evocando l'ipotesi dello spionaggio, peraltro già ripetutamente smentita fra gli altri dal ministero dell'Interno egiziano. In un'intervista televisiva, Wahdan ha assicurato che l'Egitto "giudicherà l'assalitore" di Regeni, salvo poi aggiungere che "quando si parla di un accademico italiano che spiava in Egitto dopo essere stato accolto calorosamente dall'Egitto, questo è un grandissimo problema e sarà una pietra che ostacolerà le relazioni tra l'Egitto e l'Italia". Solo un "punto di vista", ha precisato il parlamentare, specificando di non aver visionato prove documentali. (ANSAmed).

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