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Peres: funerali venerdì, presenti statisti da tutto il mondo

Renzi, un grande uomo di pace, Italia vicino a Israele

28 settembre 2016, 12:59

Redazione ANSA

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Morto l 'ex presidente israeliano Shimon Peres © ANSA/EPA

Morto l 'ex presidente israeliano Shimon Peres © ANSA/EPA
Morto l 'ex presidente israeliano Shimon Peres © ANSA/EPA

TEL AVIV - E' morto a 93 anni l'ex presidente israeliano Shimon Peres. La morte dello statista premio Nobel per la pace nel 1994 e' stata riferita dalla radio militare, che ha interrotto la normale programmazione.

Peres era stato colpito due settimane fa da un ictus che lo aveva costretto al ricovero all'ospedale Tel Ha-Shomer di Tel Aviv. Dopo le prime cure i medici avevano parlato di una condizione critica ma stabile. Ieri d'improvviso il peggioramento delle condizioni di salute, seguite dall'arrivo in ospedale dei familiari e stanotte dalla morte.

Funerali venerdì, presenti statisti da tutto il mondo
Obama, i Clinton, Kerry, Merkel, Hollande. Il Papa non ci sarà

Statisti da tutto il mondo prenderanno parte venerdì mattina a Gerusalemme ai funerali di Shimon Peres. Lo ha reso la ministra della Cultura Miri Regev, che è stata incaricata dal governo di organizzare i preparativi. Gli ospiti illustri potranno rendere omaggio alla salma di Peres alla Knesset (il parlamento) e poi raggiungeranno il vicino cimitero del Monte Herzl. Peres sarà inumato nel settore dei Grandi della Nazione. Il ministero degli Esteri israeliano prevede per il momento che gli ospiti dall'estero possano includere il presidente Barack Obama; Bill e Hillary Clinton; il segretario di Stato John Kerry; il principe di Galles, Carlo; il premier canadese Justin Trudeau; il presidente tedesco Joachim Gauck; il premier australiano Malcolm Turnbull, e altri ancora. Ma questa lista, viene fatto notare, è ancora provvisoria e potrebbe cambiare nelle prossime giornate. Ai funerali parteciperanno anche la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, nonche' la regina di Olanda, ha reso noto radio Gerusalemme.

Il Papa invece, la cui presenza era stata annunciata stamattina da vari media israeliani, non ci sarà. "Il Papa partirà per la Georgia come previsto", ha detto all'ANSA il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Greg Burke.

Shimon Peres, una vita per il sogno della pace

Dal kibbutz agli accordi di Oslo,ma in Israele fu a lungo odiato 

 
(di Aldo Baquis)

TEL AVIV - Sfavillante icona internazionale della politica israeliana in questo secolo, Shimon Peres - scomparso la notte scorsa a 93 anni per le conseguenze di un ictus che lo aveva colpito due settimane fa - aveva dovuto misurarsi in precedenza con decenni di avversità. Sul suo capo pareva incombesse una maledizione degli Dei. Come nel supplizio di Tantalo, in numerose occasioni era stato in procinto di assumere la guida del Paese. Poi puntualmente un evento imprevedibile lo aveva invece respinto nel baratro. La carriera politica dell'uomo che a lungo è stato il più avversato di Israele e che solo in vecchiaia ha toccato record inauditi di popolarità iniziò di fatto nell'azienda agricola laburista di Ben Shemen, dove Shimon Perski (questo il nome che nel 1923 aveva ricevuto nella natia Polonia) cominciò a farsi le ossa. Il giovane era sveglio, e fu presto notato dagli emissari di David Ben Gurion, il futuro fondatore dello Stato. Mentre i suoi coetanei versavano il sangue nella guerra di indipendenza (1948-49), Peres era impegnato all'estero ad acquistare le armi per loro. Un incarico importante a livello nazionale, ma la macchia di "imboscato" gli restò addosso per mezzo secolo. A 30 anni, Peres era direttore generale del ministero della Difesa. Da quella posizione seguì la guerra nel Sinai del 1956, condotta da Tzahal assieme con inglesi e francesi. Con questi ultimi gettò allora le basi per la costruzione della centrale atomica di Dimona (Neghev). Da 'falco' laburista seguì Ben Gurion: prima all'opposizione e poi, nel 1967, nel governo di unità nazionale. Nella Guerra dei sei giorni avrebbe potuto essere ministro della Difesa: ma l'incarico fu affidato a Moshe Dayan. Sette anni dopo, a seguito della cruenta guerra del Kippur, Dayan e la premier Golda Meir furono defenestrati da proteste popolari. Per Peres, un nuovo appuntamento con la Storia. Ma qualcuno si ricordò che a Washington c'era il brillante ambasciatore Yitzhak Rabin, che acquisì così la leadership laburista. Negli anni 1974-77 Peres (da ministro della Difesa) mal sopportò la premiership di Rabin, e gli procurò non pochi fastidi autorizzando le prime colonie ebraiche ideologiche in Cisgiordania. Nel 1977 Rabin scivolò su una buccia di banana: la rivelazione di un conto in banca in dollari lasciato improvvidamente attivo dalla moglie Lea negli Stati Uniti. Le dimissioni di Rabin gli aprirono un varco insperato: ma il 17 maggio 1977, a sorpresa, il leader della destra nazionalista Menachem Begin si aggiudicò le elezioni, dopo decenni di opposizione. Nelle piazze, il proletariato sefardita aizzato dalla retorica di Begin lo vituperava come 'figlio di madre araba'. Solo nel 1984 Peres avrebbe strappato la nomina di premier: ma a metà, in rotazione col conservatore Yitzhak Shamir (Likud). In quegli anni il 'falco' laburista stava infatti trasformandosi in 'colomba'. Nel 1992 Rabin riuscì a riportare i laburisti al potere e dietro le quinte Peres manovrò sapientemente per dar vita agli accordi di Oslo: la gloria andò però al suo rivale di partito, con cui spartì il premio Nobel per la pace. Nel novembre 1995 Peres e Rabin erano assieme ad una manifestazione per la pace a Tel Aviv. Dietro le quinte, c'era in agguato un terrorista ebreo: questi lasciò che Peres passasse indisturbato e poi abbatté a pistolettate Rabin. Ma ancora una volta la maledizione degli Dei era per lui in agguato. Nelle politiche del 1996 la vittoria di Peres era data per scontata: invece sul filo di lana prevalse il debuttante Benyamin Netanyahu (Likud).

Anche la carica di capo dello Stato fu difficile da raggiungere. In un primo tentativo gli fu infatti preferito il candidato del Likud, Moshe Katzav. Solo nel 2007, Peres divenne presidente e riconosciuto come icona di Israele nel mondo. Aveva iniziato la carriera aiutando i coloni: ma con gli accordi di Oslo era diventato il principale fautore di un accordo di pace con i palestinesi. La 'coabitazione' con il premier Netanyahu è stata per lui spesso motivo di cruccio, alla luce delle profonde divergenze. Ma in Israele era ormai diventato un punto di riferimento obbligato: non solo i capi di Stato, ma anche i leader religiosi, gli intellettuali, gli scienziati e gli artisti di passaggio da Gerusalemme non perdevano mai occasione per un incontro con lui da cui in genere emergevano ancora più colmi di considerazione per la sua figura. "Voglio - disse in una delle ultime interviste - che il nostro Paese si basi sì su radici storiche molto profonde, ma anche che sia proiettato verso il futuro, verso i successi della scienza".

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