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Radicalismi sulla rete, la 'contro-narrativa' del quotidiano

Come affinare le armi dei social, prove pratiche a Medforum Malta

26 ottobre 2016, 15:08

Redazione ANSA

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un momento del MedForum della Fondazione Anna Lindh a Malta - RIPRODUZIONE RISERVATA

un momento del MedForum della Fondazione Anna Lindh a Malta -     RIPRODUZIONE RISERVATA
un momento del MedForum della Fondazione Anna Lindh a Malta - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Luciana Borsatti)

MALTA - Dalla pagina su 'The real her' - per conoscere la donna vera oltre il velo della musulmana - a quella contro gli stereotipi sociali che assillano il maschio egiziano, fino a 'Nobody cares!' ('non ci importa') sulle domande che assillano l'immigrato o i giovani di seconda generazioni nel tessuto sociale che li ospita.

Passa anche da questi temi la contro-narrativa su Facebook e gli altri social network con cui i giovani possono contrastare non solo il radicalismo ed il terrorismo in rete, ma anche l''humus' culturale in cui questo si può sviluppare. Se ne è parlato in questi giorni a Malta, al Medforum della Fondazione Anna Lindh che ha raccolto centinaia di giovani ed esponenti dell'associazionismo e della società civile dai Paesi del sud e del nord del Mediterraneo.

Il radicalismo, che con la rete si innerva nel sociale, viene combattuto ogni giorno "da molti attivisti che per farlo usano anche contenuti minimi, tratti dalla vita quotidiana come foto e piccolo storie", ha osservato Erin Marie Salman dell'Institute for Strategic Dialogue di Londra, che ha tenuto un laboratorio su questo tema al Forum con una trentina di attivisti e membri di 'YouthCan' (Youth Civil Activism Network), network lanciato nel 2015 in Europa o ormai divenuto globale, con oltre 600 membri di un centinaio di Paesi.

Quello di Malta è stato uno degli ormai numerosi 'Innovation Labs' con cui si cerca di offrire ad attivisti, giornalisti, artisti e leader della società civile gli strumenti tecnici necessari per sviluppare messaggi e campagne con cui contrastare e andare 'oltre' la narrativa dell'estremismo violento. E per questo si passa appunto anche da temi che scavano i solchi delle diffidenze e delle incomprensioni: come gli stereotipi sulle donne velate o quelli che, in alcune società arabe, ostacolano o caricano di morbosità e potenziale violenza i rapporti tra i due sessi.

Ma è importante dare agli attivisti del web anche le formule - osserva ancora Erin Salman parlando con ANSAmed - per proteggersi da eventuali aggressioni, per esempio evitando di farsi identificare o localizzare. Suggerimenti che si possono dare anche a distanza, a quanti operano in Paesi particolarmente a rischio.

"Si tratta di sostenere i giovani dando loro gli strumenti, sono poi loro, che conoscono da vicino i problemi, a decidere i contenuti - dice Brian Fishman, Facebook Lead Policy Manager for Counterterrorism -. Molte campagne per esempio si concentrano sulla mancanza di opportunità economiche e sociali", come condizioni che facilitano il radicalismo violento. "Da parte nostra - ha aggiunto - la nostra linea è la 'tolleranza zero' contro il terrorismo e l'odio organizzato". Se infatti la filosofia di Facebook è quella di "far comunicare le persone oltre i confini", conclude, è anche "interesse della nostra comunità quella di essere al sicuro" sulla rete. 

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