Il problema principale di questi numeri bassi dipende dalla "scarsa informazione": trattandosi di una misura che si attiva con la manifestazione di volontà dello straniero, "la conoscenza è fondamentale".
Tuccinardi spiega infatti che "la rete informativa nazionale, che avrebbe dovuto accompagnare i progetti, è stata assegnata all'Organizzazione internazionale per le migrazioni Oim per il prossimo triennio solo un mese fa e non è ancora attivata. Anche se la attivassero a maggio sarebbe comunque un anno dopo l'inizio dei progetti". Quella del ritorno volontario assistito "è una misura spesso sconosciuta anche dagli operatori". Inoltre, "le persone che hanno ricevuto un decreto di espulsione successivamente non ottemperato non possono accedere alla misura", e i migranti irregolari "che potrebbero accedervi spesso non conoscono l'esistenza dell'istituto".
Un altro problema rilevante è la durata dei progetti: "spesso i frutti del lavoro si vedono su un tempo più ampio rispetto al periodo in cui è attivo il progetto. Per funzionare dovrebbe essere perenne, sempre attivo, per fare in modo che tutti possano realizzare un ritorno con i loro tempi".
"Dopo questi risultati - aggiunge Tuccinardi - si pensa che le intenzioni del governo siano quelle di rendere il sistema più stabile e duraturo".
Oltre al Cir, anche Cies onlus, Oim, l'ong Gruppo Umana solidarietà Gus e il comune di Giugliano in Campania hanno vinto il bando per i progetti di ritorno volontario assistito, per una cifra complessiva di circa 11.6 milioni di euro di risorse del FAMI. "Una percentuale dei fondi viene inizialmente erogata agli enti per le spese iniziali. Il resto è dato a rimborso", conclude Tuccinardi. "Si ipotizza che, di fronte ai numeri bassi, verrà effettuata una proroga temporale dei progetti con gli stessi fondi, per permettere di raggiungere gli obiettivi prefissati". (ANSAmed).
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