(ANSAmed) - BARCELLONA, 11 SET - Cambia il volto della
Farnesina nelle acque agitate della Catalogna, in uscita dal
trauma degli attentati jihadisti, ma confrontata alla sfida
della secessione.
La romana di origine pugliese Gaia Danese - ex di Lisbona,
Montevideo, Madrid, una intensa esperienza nel campo della
comunicazione e dell'innovazione - è il nuovo console generale a
Barcellona, la più italiana delle città spagnole, e la più
amata, e affollata, dagli italiani. La capitale catalana è
responsabile di un'area che spazia dall'Aragona con Saragozza,
al Levante con Valencia e alle Baleari. Una vasta zona che
calamita ogni anno decine di migliaia di turisti del Belpaese.
Per gli italiani, spiega la diplomatica, Barcellona è sempre
più una "città liquida". Sono come a casa, vanno e vengono dall'
Italia in una continuità di relazioni e di attività, sono
perfettamente integrati. A Barcellona la comunità italiana è ora
la prima fra quelle straniere davanti a cinesi e pakistani,
rappresenta il 10% dei non spagnoli. E' prima in particolare in
tutte le zone con il più alto tenore di vita, Sarrià Sant
Gervasi, Las Corts, Eixample, Gracias. Gli italiani sono
inseriti in tutti i settori della società, sono architetti,
medici, ingegneri, avvocati, disegner, chefs, camerieri o
pizzaioli, alcuni sono politici locali. C'è la comunità
'storica', radicata a Barcellona da decenni, rileva Danese,
molti imprenditori, più recente è stata l'immigrazione di
studenti, artisti, creatori digitali, comunicatori. La massiccia
presenza degli italiani, fra turisti e residenti, comporta a
volte un costo doloroso. Erano italiane l'anno scorso sette
delle 13 studentesse uccise nella strage del bus Erasmus. Come
italiani erano tre degli 11 uccisi nel recente attentato
jihadista nella Rambla. O il giovane pestato a morte il mese
scorso in discoteca a Lloret del Mar. Il consolato è sempre in
prima linea nell'assistenza alle vittime e alle loro famiglie.
Dall'inizio del 2016 - oltre a 'salvare' ogni anno un migliaio
di turisti borseggiati e rimasti senza documenti - il Consolato
ha dovuto procedere al rimpatrio in Italia di 230 salme. Ma a
Barcellona ormai c'è come un piccola città italiana. (ANSAmed).
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