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Terrorismo: Osce, foreign fighters emergenza reale in Europa

'Contrasto fenomeno è priorità'

10 maggio 2018, 17:04

Redazione ANSA

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The Reverse Flow of Foreign Terrorist Fighters (FTFs): Chall - RIPRODUZIONE RISERVATA

The Reverse Flow of Foreign Terrorist Fighters (FTFs): Chall -     RIPRODUZIONE RISERVATA
The Reverse Flow of Foreign Terrorist Fighters (FTFs): Chall - RIPRODUZIONE RISERVATA

ROMA - La natura transfrontaliera del fenomeno dei Foreign Fighters richiede lo scambio tempestivo di informazioni tra Stati per prevenirne il transito, che è l'elemento chiave per salvare un Paese da un attacco. E' necessario dunque rovesciare il concetto di sicurezza, passando dalla difesa delle informazioni alla loro condivisione con i responsabili dei Paesi con cui si è instaurato un rapporto di fiducia. E' quanto è stato ribadito oggi, nel corso dell'annuale conferenza sul contrasto al terrorismo dell'Osce, a Roma, alla presenza dei rappresentanti dei Paesi membri.
Il ritorno dei combattenti stranieri in Europa, dopo la sconfitta militare di Daesh in Iraq e Siria, è un rischio reale: è dunque una priorità per la Presidenza italiana dell'Ocse mettere in atto tutte le misure di contrasto possibili.
''La gestione del ritorno dei combattenti, dei loro fiancheggiatori e delle loro famiglie rappresenta una potenziale emergenza per tutta l'area Osce'' ha dichiarato l'ambasciatore Vinicio Mati, coordinatore per la Presidenza italiana. ''Se questi combattenti sono nostri cittadini - ha sottolineato - abbiamo il dovere di consegnarli alla giustizia, ed è necessario che questi processi vengano svolti sulla base di prove certe, affidabili e credibili, e che questi processi dimostrino la solidità dei nostri sistemi giudiziari''. L'ambasciatore Mati ha posto anche l'attenzione sul tema dei rapporti con i familiari e i fiancheggiatori dei combattenti: ''si tratta di persone che possono essere al tempo stesso colpevoli, se hanno aiutato materialmente i terroristi, e vittime, se sono state bersaglio di una propaganda estremista o anche solo della violenza fisica e psicologica dei loro familiari''. E' anche importante, secondo Mati, porre attenzione al pericolo rappresentato da quei combattenti che ''invece di cercare di rientrare nei luoghi di origine tentano di spostarsi in altri Stati, col fine di compiervi degli attentati o di fare nuovi proseliti''. ''Fondamentale, per prevenire questo fenomeno, è potenziare lo scambio di informazioni e potenziare i sistemi di riconoscimento e identificazione dei passeggeri aerei e di quanti attraversano le frontiere tra Stati''. 

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