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Libia, l'ambasciatore Perrone resta a Roma per sicurezza

Moavero: 'Ma la sede è aperta e operativa'. Tensione a Tripoli

13 settembre 2018, 12:03

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Rodolfo Calò) (ANSAmed) - IL CAIRO, 13 SET - L'ambasciatore d'Italia in Libia, Giuseppe Perrone, resta a Roma a causa della pericolosa tensione scaturita dalle manifestazioni di piazza fomentate da "malintesi" creati da un'intervista che l'ambasciatore stesso aveva "deciso autonomamente di rilasciare". La circostanza è emersa dalle dichiarazioni davanti alle Commissioni Esteri di Camera e Senato del ministro Enzo Moavero Milanesi, che ha colto l'occasione per annunciare che la conferenza internazionale sulla Libia organizzata dall'Italia nella prima metà di novembre si terrà in Sicilia. In quella sede, l'Italia vuole contribuire a raddrizzare una situazione sempre in bilico, come dimostrato anche nelle ultime ore dai razzi sparati sull'aeroporto di Mitiga, l'unico in funzione a Tripoli e ora di nuovo chiuso.

Perrone, a inizio agosto, aveva sottolineato in un'intervista in arabo alla tv Libya's Channel l'importanza di "preparare bene le elezioni", con una base "costituzionale chiara" e "condizioni di sicurezza adeguate". Sostanzialmente, non entro la fine dell'anno, come sostengono invece Parigi e le forze vicine al maresciallo Khalifa Haftar. Affermazioni che scatenarono un putiferio in Libia, con diverse manifestazioni con bandiere tricolori date alle fiamme e altre dimostrazioni anti-italiane nell'est. A muoversi contro Perrone erano state almeno due istituzioni di Tobruk, sempre nell'est del Paese controllato da Haftar, che Moavero ha incontrato tre giorni fa a Bengasi: la Commissione affari esteri della Camera libica aveva definito l'ambasciatore 'persona non grata' e il ministero degli Esteri del 'governo provvisorio' (e non riconosciuto dall'Onu) lo aveva accusato di interferire negli affari libici.

Da metà agosto Perrone era poi rientrato in congedo in Italia. Ieri Moavero ha comunicato al Parlamento la decisione del suo ministero di trattenerlo ancora in patria "per motivi di sicurezza" sebbene, ha precisato il titolare della Farnesina, l'ambasciata a Tripoli sia "aperta e operativa". Il tema della data elettorale in Libia è al centro di un intenso dibattito.

Martedì il Quai d'Orsay ha ribadito l'auspicio francese perché si voti entro l'anno, il 10 dicembre, come da piano Macron.

Moavero ha ribadito che Roma è "in disaccordo" con Parigi: "Non cerchiamo il bisticcio con la Francia, ma non desideriamo nemmeno subire imposizioni", ha sottolineato, riferendosi più in generale anche al tema dei migranti, oltre che allo scacchiere libico. "Esiste l'idea di operare insieme", ha evidenziato il ministro. La Sicilia, scelta quale sede della conferenza sulla Libia, é comunque "una terra che vuole simboleggiare la mano tesa al di là del Mediterraneo", ha poi aggiunto.

Intanto a Tripoli proseguono le riunioni per far reggere il cessate il fuoco fra le milizie concordato il 4 settembre e minacciato da proclami bellicosi della fazione ribelle che ha innescato gli scontri (la 7/a Brigata) e dal lancio di razzi su Mitiga rivendicato da un groppo minore, 'Il Movimento dei giovani di Tripoli', in un comunicato accolto con più di qualche perplessità dagli analisti. (ANSAmed).

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