Zvizdic ha voluto "ricordare alcuni fatti noti e accessibili all'opinione pubblica, accertati con sentenze passate in giudicato dei tribunali internazionali e bosniaci", in primo luogo del Tribunale penale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia (Tpi).
"I progetti egemonici della Serbia - ha detto Zvizdic - durano da un secolo e mezzo", ma non tutti i serbo-bosniaci, ha affermato, erano a favore della politica criminale di (Slobodan) Milosevic e (Radovan) Karadzic e perciò "non avrà successo il progetto della negazione del genocidio, della revisione dei fatti storici o quello di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici".
Riconoscere il genocidio, ha detto Zvizdic, è "la condizione prima dell'indispensabile catarsi senza la quale non sono possibili i processi di riconciliazione, e non è possibile costruire una moderna e prospera Serbia senza confrontarsi con il passato". "Spero pertanto - ha concluso il premier bosniaco - che presto arriverà un leader che segnerà una svolta e che, nell'interesse del futuro comune, riconoscerà il genocidio, cosa che lei evidentemente non può o non vuole fare". (ANSAmed).
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