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Mattarella in Giordania, Paese amico, faro di moderazione

Visita nel regno, attenzione a Libia e a elezioni in Israele

09 aprile 2019, 09:46

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(dell'inviato Fabrizio Finzi)

AMMAN (GIORDANIA) - La Giordania è un Paese "amico", guidato con saggezza e prudenza da re Abdullah II e rappresenta un interlocutore moderato e autorevole nella turbolenta scena mediorientale. Sono queste le coordinate nelle quali si inquadra la visita ufficiale di tre giorni che Sergio Mattarella da oggi compirà nel regno haschemita.
Il viaggio del presidente della Repubblica cade in un momento delicatissimo per l'area. L'arrivo del capo dello Stato è previsto in contemporanea con le elezioni politiche in Israele, dove le tensioni con gli Hezbollah di Gaza restano altissime.
Sarà quindi di grande interesse ascoltare le considerazioni sulle dinamiche del voto israeliano di re Abdullah che da anni rappresenta una forza moderatrice e ha costruito un Paese basato sull'accoglienza. Come dimostrano gli incredibili dati dell'immigrazione. Oggi in Giordania una persona su 8 è siriana e tre su 10 sono rifugiati. Il Paese, che insieme al Libano ospita il maggior numero di rifugiati in proporzione alla popolazione, conta 2,8 milioni di profughi, fra cui quasi 700 mila siriani registrati (dei quali il 51% sono bambini), 63.581 rifugiati iracheni (32,9% bambini) e oltre 2,1 milioni di rifugiati palestinesi a lunga permanenza, certificano le stime dell'Unicef.
Poco più lontano, la Libia è sull'orlo di una guerra civile e l'Occidente sembra impotente sia nel comprendere che nel governare una realtà vicinissima all'Italia. Al contrario, il sovrano giordano è al centro di una rete di relazioni arabe che sono il vero motore della crisi libica. E' noto infatti che la partita di Tripoli si sta giocando su pericolose triangolazioni che vanno dall'Egitto all'Arabia Saudita, senza dimenticare il piccolo ma attivissimo Qatar.
La Giordania resta comunque un piccolo Paese con cui l'Italia ha ottime relazioni, anche economiche. Ed è un Paese che, nonostante la scarsa produzione industriale e di prodotti agricoli, registra da anni una buona crescita economica. Nel 2018, l'economia del paese è cresciuta del 2 per cento. In particolare, il settore dei servizi ha registrato quasi un aumento del 4 per cento, il settore della finanza e assicurativo un +3,6 per cento, l'agricoltura +3,2 per cento, i trasporti e le comunicazioni +3 per cento, mentre il settore immobiliare ha superato il 2 per cento. La crescita economica della Giordania dovrebbe addirittura accelerare al 2,3 per cento nel 2019. Dati che permettono al made in Italy la possibilità di una buona penetrazione, senza tralasciare che il regno ha forte bisogno di know how e di alta tecnologia.
Buono è il contributo che l'Italia offre per lo sviluppo e la pacificazione dell'area. Ad esempio contribuendo al progetto Sesame, il primo acceleratore di particelle del Medio Oriente, con un italiano alla direzione e la collaborazione di Autorità nazionale palestinese e Israele, con Cipro, Egitto, Iran, Giordania, Pakistan e Turchia. Al di là degli incontri ufficiali, il presidente visiterà il più grande campo profughi siriano, quello di Za'atari. Il centro è stato avviato nel 2012 ed è diventato oggi una vera e propria città di 80 mila abitanti che difficilmente potrà mai essere smantellata. Oltre il 50 per cento dei residenti sono bambini e il 20 per cento delle famiglie è composto da madri sole.
Mattarella farà anche una tappa al Santuario del Monte Nebo, dove avrà un incontro con il Custode di Terra santa, Padre Francesco Patton. E, giovedì, ultimo giorno della visita, dopo l'incontro con il Primo ministro, Omar Razzaz, Mattarella si recherà nel sito archeologico di Petra, gemellato con Matera, capitale europea della cultura 2019, dove gli studiosi italiani svolgono un ruolo fondamentale nell'attività di recupero e restauro.

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