Una collera fatta di paura per la pochezza degli indennizzi di disoccupazione ed esacerbata dal ricordo che furono proprio gli operai, con i loro scioperi e manifestazioni, a indebolire il regime del rais agevolando le spallate popolari venute da Piazza Tahrir.
E' il caso dell' "Impresa fertilizzanti del Delta", nel governatorato di Daqahliyya, i cui dipendenti sono in agitazione dal 2 dicembre contro la decisione del governo di chiudere l'impianto che dà lavoro a 2.500 persone.
L'impresa sul delta del Nilo accumula perdite a causa della liberalizzazione del prezzo del gas e altre componenti del ciclo produttivo, ha ricordato all'ANSA il capo del sindacato aziendale, Mohamed Ghali. La "Fertilizzanti Delta" fino al 2017 vendeva al ministero dell'Agricoltura al di sotto dei prezzi di mercato e un mancato rinnovamento dei macchinari "ha causato la caduta della produzione", ha ricordato il sindacalista lamentando che la prospettiva è ora quella di usare i terreni dell'impianto per progetti immobiliari. Uno spostamento verso Suez di parte degli impianti assicurerà lavoro solo a 500 tecnici.
Il 21 dicembre gli operai manifestarono portando sulle spalle bare. Su uno dei loro cartelli si è letto: "presidente, possibile che lasci i tuoi figli per strada?" Con l'accusa di sit-in non-autorizzato, istigazione alla protesta e ostacolo alla produzione, a inizio mese sono stati arrestati per 17 giorni nove operai, di cui quattro sindacalisti.
"Tra il 2006 e il 2010 furono organizzati dagli operai più di 3.000 sit-in e scioperi", ha ricordato inoltre sempre all'ANSA il presidente del Centro servizi sindacali e operai (Ctuws), Kamal Abbas: quei raduni "furono il nucleo della cultura della contestazione degli egiziani che portò alle dimissioni di Mubarak nel 2011", ha sostenuto il sindacalista.
In una lettera inviata questo mese al parlamento, Kamal ha ricordato che "in un anno" ha chiuso un cementificio e un impianto per la produzione di gomma e il governo sta cercando di liquidare - oltre alla Delta - anche una fabbrica tessile: l'obbiettivo è sempre quello di vendere i siti a società immobiliari. In agitazione, dall'11 gennaio, sono anche i 7.500 metallurgici della "Iron and steel Co".
Pare improbabile che il malcontento operaio possa scuotere seriamente un'amministrazione che fa leva sulle forze dell'ordine per reprimere qualsiasi opposizione, dal terrorismo islamico ai cartoni animati. Proprio domenica è stato rinnovato per gli ennesimi tre mesi lo stato di emergenza in vigore quasi senza interruzione da decenni. E nell'anniversario della rivoluzione Sisi, come sempre, ha partecipato alle cerimonie per la festa della Polizia che ricorre proprio il 25 gennaio.
(ANSAmed).
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