(ANSAmed) - Roma, 20 mag - La spedizione scientifica e
culturale Mediterranea che per 5 anni navigherà a vela nel
Mediterraneo, Mar Nero e Mar Rosso settentrionale, salpata il 17
maggio scorso da San Benedetto del Tronto, fa rotta oggi verso
le isole Tremiti, con arrivo previsto in serata, dopo le tappe
di Pescara e Termoli. Dal piccolo e selvaggio arcipelago si
muoverà poi per la Puglia. A Bari, tra qualche giorno, saliranno
a bordo anche i ricercatori del progetto "PlasticBusters"
dell'Università di Siena, che proseguiranno su Mediterranea le
loro ricerche scientifiche sulle plastiche riversate in mare.
Le plastiche costituiscono un grande problema ambientale,
sotto gli occhi di tutti, ma sconosciuto nei suoi effetti sugli
organismi. PlasticBusters, che rappresenta la rete di ricerca
Med Solutions, all'interno del progetto sulla sostenibilità
promosso dall'Onu (Sustainable Development Solutions Network -
UN SDSN) lavorerà per conoscere la distribuzione, la quantità e
le tipologie di plastiche inquinanti presenti nel tratto della
costa pugliese tra Bari e Otranto, per arrivare ad individuare
gli effetti sulla fauna marina e sulla salute umana.
Solo un esempio per descrivere concretamente la situazione nel
Mediterraneo. I ricercatori di Siena nello stomaco delle
tartarughe hanno trovato fino a 143 frammenti di plastiche di
tutti i tipi. Non è un caso: si calcola che dei 3 miliardi di
rifiuti che invadono il Mare Nostrum, tra il 70 e l'80% sia
infatti costituito da plastiche che contaminano gli animali e
quindi la catena alimentare, non ultimo il pesce che arriva
sulle nostre tavole.
"Progetto Mediterranea" collaborerà con i ricercatori di
PlasticBusters, che dopo aver fotografato la situazione della
presenza delle macro e microplastiche, ne indagheranno la natura
e la provenienza. Attraverso tecniche di biopsia, che non
comportano danni per gli animali, e sofisticate analisi eco-
tossicologiche, verrà controllato dai ricercatori senesi lo
stato di salute di vari organismi campione, invertebrati marini,
pesci, balene, squali e tartarughe, gli animali che per
eccellenza subiscono i danni dell'inquinamento da plastica.
Il progetto consentirà di creare delle mappe sulla presenza e
gli effetti biologici della spazzatura in mare, per identificare
e stabilire le aree da proteggere e inoltre proporre, sulla base
dei dati scientifici raccolti, azioni di mitigazione
sostenibili.
Il progetto, della durata di tre anni, sta attualmente
raccogliendo finanziamenti e prevede di toccare le principali
aree "hot spot" e i porti dei Paesi che si affacciano sul bacino
del Mediterraneo, anche coinvolgendo ricercatori provenienti da
diverse istituzioni di ricerca mediterranee e i principali
soggetti coinvolti nei vari porti visitati.
L'imbarcazione "Mediterranea" è stata messa a disposizione dei
ricercatori di PlasticBusters, sia per effettuare prelievi e
campionamenti in alcuni punti critici individuati lungo la rotta
del Progetto Mediterranea, sia per le attività di disseminazione
e sensibilizzazione dell'opinione pubblica su questi temi.
(ANSAmed).
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