(ANSAmed) - TUNISI, 18 GEN - Nell'ambito del progetto Enpi di
cooperazione transfrontaliera Aida (Auto-immunita'-diagnosi),
cofinanziato dall'Unione europea, sono state recentemente
premiate con un fondo di avviamento speciale in denaro due
start-up tunisine di ricercatori che inizieranno le loro
attività al tecnopolo El Ghazala di Tunisi. Il primo progetto
riguarda 4 biologi che hanno studiato procedure destinate a
migliorare la diagnostica genetica molecolare e la presa in
carico terapeutica di alcuni tipi di cancro. Il secondo progetto
è il frutto del lavoro di sue ricercatori in informatica che
hanno sviluppato un software in grado di monitorare la modifica
del volume delle strutture cerebrali nei pazienti affetti da
patologie neurodegenerative. La creazione in Tunisia di start-up
innovative nel campo dell'Ict applicato alla sanità è uno degli
obiettivi del progetto Aida, che punta a migliorare studi e
diagnosi, in alcune strutture sanitarie della Sicilia e della
Tunisia, delle malattie autoimmuni (Mai) come il diabete
mellito, la celiachia, la sclerosi multipla, l'ipotiroide,
attraverso l'installazione di sistemi informatici di
acquisizione di immagini e dati per consentire analisi precise e
precoci sui pazienti. Capofila del progetto e' l'Universita' di
Palermo - Polo didattico di Agrigento, in partenariato con il
centro Pasteur di Tunisi, l'ospedale Charles Nicolle,
l'Universita' El Manar di Tunisi e il ministero della Salute del
paese nordafricano. Le Mai costituiscono oggi il terzo grande
processo patologico dopo le malattie vascolari e i tumori.
Queste patologie, causate dalle alterazioni del sistema
immunitario, fanno la loro comparsa in maniera subdola. Alcuni
studi sulla popolazione hanno dimostrato che circa il 3% delle
donne incinte sono affette da ipotiroide; il 10,4% delle donne e
il 9,3% degli uomini soffrono di diabete. Attualmente l'Ifi
(Immunofluorescenza indiretta) e' la tecnica utilizzata per la
diagnosi delle malattie autoimmuni. A Tunisi il numero di test
di ricerca di auto-anticorpi utilizzato per Ifi supera i 15 mila
all'anno (in Sicilia sono 50 mila all'anno). La base del
progetto - ha spiegato il coordinatore, il professore Giuseppe
Raso -, e' la creazione di un grande database composto da
immagini e dati del test Ifi. L'applicazione di software
specifici, permettera' di supportare le diagnosi dei medici. I
fattori di rischio delle malattie autoimmuni - ha aggiunto -
sono a volte genetici e a volte ambientali. Lavorare con
popolazioni vicine sul piano genetico e per condizioni
climatiche, ma differenti sul piano delle abitudini alimentari e
culturali, ci consentira' di fare delle analisi
comparative''.(ANSAmed)
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