ROMA - "Se, come indicato in vari studi, ogni euro speso nel settore delle infrastrutture ne genera 3 di indotto, la ripresa degli investimenti nelle grandi infrastrutture strategiche in Italia è una scelta politica fondamentale per sostenere la ripresa dell'occupazione, soprattutto quella giovanile, oltre che per agganciare la ripresa a livello globale". E' quanto ha detto l'ad di Salini Impregilo, Pietro Salini, in occasione dell'EY Strategic Growth Forum organizzato a Roma per discutere delle prospettive dell'area mediterranea. "Tale incremento - ha affermato- può senza dubbio essere generato anche da nuove forme di funding, per le quali la regolamentazione pubblica gioca un ruolo determinante, soprattutto in termini di chiarezza di sistemi di regolamentazione e di giustizia".
Salini ha spiegato che bisognerà puntare "su sistemi integrati che valorizzino la posizione strategica dell'Italia, che in questo scenario deve rappresentare il principale hub e motore di integrazione e scambio, al centro del Mediterraneo: ferrovie, autostrade e ponti, porti ed aeroporti che collegano l'Europa all'Africa e all'Asia".
"Se la medicina migliore contro nuovi regimi antidemocratici e violenti è rappresentato dall'evoluzione socioeconomica, gli investimenti in infrastrutture devono rivestire un ruolo chiave, sia per lo sviluppo degli asset che per la crescita dell'occupazione.
Questo significa dare un forte impulso alla costruzione delle infrastrutture necessarie, convogliando nell'area una parte significativa dei 57 trilioni di dollari stimati da autorevoli società di ricerca come risorse necessarie per finanziare investimenti in infrastrutture fino al 2030 (nei settori acqua, strade, energia).
Se la Cina stanzia per investimenti in infrastrutture nel periodo 1992-2011 l'8,5% del PIL, e l'India circa il 4,7%,
ci aspettiamo investimenti in Europa superiori al 2,6% registrato nello stesso periodo o al 3,6% registrato per Middle East e Africa (nel complesso).