I calciatori extracomunitari hanno bisogno di un certificato internazionale di trasferimento, un permesso di soggiorno e un certificato di residenza in Italia: requisiti che di fatto mettono in difficoltà i richiedenti asilo che volessero tesserarsi. I regolamenti prevedono delle eccezioni che tuttavia richiedono tempo per il riconoscimento e l'eventuale tesseramento. "Le regole servono", specifica Urbinati, "non siamo contro nessuno, ma siamo qui per chiedere di aprire le porte al gioco, perché tutti hanno diritto di giocare". Le istituzioni sono alla ricerca di una soluzione: "Credo che tutti dovrebbero avere diritto di giocare a calcio. Bisogna aprire le porte per contribuire al tesseramento", commenta Patrick Casser dell'Uefa. Il deputato del Partito democratico Filippo Fossati sottolinea che "attraverso lo sport si fanno miracoli sull'integrazione. Ci vorrebbe più coraggio da parte del governo, soprattutto in tema di diritti all'avviamento allo sport".
Al convegno è intervenuta anche la campionessa olimpica Fiona May, membro della commissione per l'integrazione della Figc: "Alle olimpiadi lo sport è per tutti, non c'è nessuna differenza se non quella delle medaglie. Portare questa mentalità nel calcio è difficile. Ogni Paese che fa parte dell'Uefa è diverso, ma i rifugiati sono uguali agli altri sportivi, è una questione di mentalità. In Figc stiamo facendo qualcosa, ma sappiamo di dover fare di più", commenta.(ANSAmed).
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