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Con il calcio, un gol alla paura per 14mila minori rifugiati

Rapporto Fondazione FC Barcellona su programma aiuti in 3 Paesi

16 novembre 2018, 13:36

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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MADRID - L'aiuto ai minori rifugiati passa anche dallo sport. Da due anni, la Fondazione del Barcellona F.C. ha attivato un programma di aiuti ai minori rifugiati in Italia, Grecia e Libano. I risultati di uno studio condotto fra 800 giovani rifugiati nei tre Paesi, beneficiari del progetto FutbolNet, finanziato dalla Fondazione del Barcellona e dalla Stravos Niarchos Fundation, sono stati illustrati in una conferenza stampa al Camp Nou. Secondo il rapporto, grazie alla metodologia educativa impiegata da FutbolNet, il 45,3% dei minori rifugiati non accompagnati ha ridotto il sentimento di paura, mentre il 58,2% ha aumentato la socializzazione. "Il 71% dei minori ha mostrato miglioramenti importanti con le nostre attività e questo studio dimostra l'impatto positivo della nostra azione a supporto dell'integrazione", ha spiegato il vicepresidente dell'area sociale del club blaugrana, Jordi Cardoner, nel presentare i risultati dello studio, realizzato da Roots for Sustanibility e B-Link. Con Cardoner, presenti all'incontro con i media, la direttrice generale della Fondazione del F.C. Barcellona, Maria Valles, il direttore strategico della Fondazione Stravos Niarchos, Panos Papoulias, e l'ex calciatore del club blaugrana e della Juventus, Lilian Thuram, che ha collaborato direttamente al progetto. Dalla fine del 2015, la Fondazione del Barcellona in collaborazione con altri enti, ha finanziato con 6 milioni di euro il programma per migliorare l'integrazione di minori rifugiati, ospiti in centri comunitari, in campi per rifugiati e nei centri per minori non accompagnati in Grecia, Libano e in Calabria e in Sicilia. In totale, ha spiegato Maria Valles, il programma FutbolNet ha raggiunto 14mila beneficiari dei quali 10.800 nelle scuole di sei comuni della regione di Bekaa, in Libano. Gli altri minori si trovano nei campi di rifugiati di Skaramagas, Lesbo e Moria, in Grecia; nelle scuole delle zone urbane di Atene e in centri di accoglienza per minori migranti della Sicilia e della Calabria. Complessivamente sono stati 191 gli educatori formati sul terreno, in 72 sessioni di lavoro di 2 ore l'una, in 19 località diverse. "L'autostima, l'empowerment e la fiducia in sé dei minori è aumentata moltissimo", nel 44,8% delle bambine e nel 43,7% dei bambini, ha osservato la Valles. Tutti gli indicatori di socializzazione, autostima e autonomia hanno rilevato un notevole miglioramento già durante le prime 25 settimane del programma, secondo quanto rileva il rapporto. Le attività si basano sul trasferimento della metodologia Futbolnet agli enti e soci locali che lavorano con rifugiati nei vari paesi, e utilizzano lo sport e l'attività fisica per promuovere il dialogo, il rispetto, la tolleranza fra i bambini e i giovani.
L'ex calciatore francese, Lilian Thuram, è stato fra i primi a essere coinvolto nelle attività del programma: "Le situazioni che si trattano con FutBolNet sono le stesse dei minori in grandi città come Parigi o Barcellona", ha rilevato. "Ti rendi conto dell'importanza di fare felici i bambini. Il calcio è lo sport numero uno, perché crea molte emozioni e trascende le idee politiche, le religioni, il colore della pelle", ha aggiunto. Il campione, che è stato 4 giorni in Libano come educatore, ha poi criticato il fatto che in Europa si attraversi "un periodo politico in cui si stigmatizza i rifugiati. Non credo sia giusto", ha concluso. 

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