(ANSAmed) - NAPOLI, 5 GIU - Il Mediterraneo ha visto una
crescita del traffico merci del 123% negli ultimi 13 anni e oggi
ospita il 19% del traffico navale mondiale, una quota del 4% in
più rispetto al 2005, le direttrici delle merci verso e da il
Golfo Persico e il Medio ed Estremo Oriente sono cresciute
rispettivamente del 160% e del 92% nel periodo 2001-2014. Questi
alcuni dei dati emersi oggi dal secondo rapporto annuale di Srm,
Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (centro studi del Gruppo
Intesa-San Paolo) sulla "Italian Maritime Economy", che prende
in esame i dati dei traffici che interessano l'Italia e il
Mediterraneo.
Nello specifico, per l'aspetto container, i primi 30 porti
del Mediterraneo hanno movimentato nel 2013, 44 milioni di TEU
mentre nel 1995 erano 9,1 milioni: un aumento del 382%. In più
da un'analisi di SRM su un panel di aree portuali europee,
nordafricane e asiatiche, si evince che le aree portuali del
Mediterraneo (Sponda Est, Sponda Ovest e Sponda sud) sono
arrivate nel 2014 a detenere una quota di mercato container
nelle aree prese in considerazione del 33% (hanno acquisito 6
punti percentuali dal 2008) contro il 42% del Northern Range che
ha perso 5 punti percentuali nello stesso periodo
Nel bacino del Mediterraneo, in particolare, si assiste a una
crescita tumultuosa dei porti della spinda sud con Tanger Med
che ha chiuso il 2014 movimentando oltre 3 milioni di TEU con un
aumento sul 2013 del 20,7% (e l'aumento del 2013 rispetto
all'anno precedente era stato del 40%) ed ora ha una quota di
mercato del segmento, nel Mediterraneo, di circa il 10%. Ottime
anche le performance di porti che ormai stanno sempre più
acquisendo una
posizione di leader nel Mediterraneo: il Pireo che nel periodo
1995-2013 è cresciuto del 400% arrivato a movimentare 3,1
milioni di TEU, Algeciras del 300% arrivando a 4,3 milioni e
Port Said del 1500% arrivando a 4 milioni. "Negli ultimi dieci
anni - spiega Maurizio Barracco, presidente del Banco di Napoli
- il Mediterraneo ha aumentato moltissimo i suoi traffici e li
aumenterà ancora con l'apertura del secondo Canale di Suez.
Napoli ma non sol, tutti i porti italiani stanno a guardare
eppure questa è un'occasione unica di crescita". Tre di driver
strategici indicati dal rapporto per il rilancio dei porti
italiani: una integrazione infrastrutturale e intermodale,
l'attrazione di investimenti dall'estero con le "free zones" e
la messa al centro dell'agenda politica di investimenti la
logistica nel Sud. Uno dei fattori di competività dei porti è
infatti nella capacità di attivare meccanismi intermodali:
secondo lo studio, una mega nave da 20.000 teus che attracca può
attivare meccanismi moltiplicativi impoirtanti verso altri mezzi
di trasporto, coinvolgendo 14 treni, oltre 1.000 automezzi e
altri 12 mezzi navali.
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