(ANSAmed) - Tunisi, 25 APR - Il casino' di Hammamet e' ancora chiuso, ma fervono i lavori di pulizia nei lussuosi alberghi del lungomare della cittadina, divenuta nel passato il polo della vita notturna e dei divertimenti del Paese nord-africano.
Cominciano a tornare i visitatori stranieri nella Tunisia emersa dalla Rivoluzione dei Gelsomini, dopo un 2011 da incubo per gli operatori del settore, per quel 25% della popolazione che vive di turismo (l'11% del Pil nazionale), e per i tanti lavoratori dell'indotto, artigianato o commercio nei piccoli negozi delle medine. Con la primavera del 2012 si rivedono gruppi di giapponesi che fotografano incantati le rovine di Cartagine nel Golfo di Tunisi. Comitive di francesi che invadono la Grande Moschea di Kerouan, 1300 anni, la prima e piu' antica di tutta l'Africa.
Altri nord europei, anche famiglie con bambini, che assaporano il primo mare ad Hammamet o sorseggiano aperitivi tra le case bianche con porte e finestre color del cielo, nel villaggio degli artisti a Sidi Bou Said, a poco distanza della capitale. Mancano solo gli italiani. Prima della Rivoluzione, nel 2010, circa 350 mila connazionali hanno trascorso le loro vacanze in Tunisia. Lo scorso anno, la cifra e' calata a 120 mila. ''Siamo stati penalizzati da diversi fattori'', ammette in una conferenza stampa con un gruppo di giornalisti italiani il ministro del Turismo tunisino, Elyes Fakhfakh.
Non solo, elenca, i sussulti della 'Primavera araba', ma anche la guerra civile scoppiata nella vicina Libia, e, per quanto riguarda il mercato italiano in particolare, le immagini dei migranti sbarcati a Lampedusa, una brutta pubblicita' per un Paese impegnato a tranquillizzare i partner economici e commerciali. ''Adesso la situazione e' molto migliorata e guardiamo al futuro con fiducia. Speriamo di tornare presto ad accogliere la cifra di turisti italiani del 2010 e anche di superarla'', afferma. Infatti, il ministero del Turismo tunisino e' impegnato ad offrire un prodotto molto piu' diversificato che nel passato: non solo mare a buon prezzo, ma anche cultura, siti archeologici, storia, avventure nel deserto. ''In giugno firmeremo un nuovo accordo di collaborazione con l'Italia per valorizzare il nostro patrimonio culturale e archeologico'', spiega. ''Il 60% dei siti antichi necessita ancora di lavori e contiamo sull'aiuto e l'esperienza dell'Italia'', conclude il ministro.
Il responsabile della Tunisair, Habib Ben Slama, annuncia ad ANSAmed che verranno presto accresciuti i voli tra l'Italia e la Tunisia e che in inverno partiranno anche collegamenti diretti tra diverse citta' italiane e l'isola di Jerba e l'oasi di Tozeur nel deserto. ''Contiamo su una ripresa della domanda'', aggiunge. ''Tutto e tranquillo'' e' il mantra che viene ripetuto da ministri, responsabili dei trasporti, fino alla gente comune, ai commercianti dei souk, agli imam delle moschee. Certo, i carri-armati ancora presidiano Avenue Bourghiba a Tunisi, ma i visitatori stranieri non avvertono aria di tensione o di fondamentalismo. ''I salafiti sono pochi scalmanati. Un paio di migliaia di persone in tutto. I veri problemi sono la crisi economica, la disoccupazione. Abbiamo bisogno di tempo e di aiuto internazionale'', ci dice Lassad, 51 anni, un negozio di antichita' nella medina della capitale. ''L'inizio, come in tutte le rivoluzioni e' stato duro, e' il prezzo della liberta', ma piano piano ci stiamo riprendendo. Ora potete tornare tranquilli. Non c'e' piu' Ben Ali', ma ci sono i tunisini pronti a darvi il benvenuto'', aggiunge Mahmoud, commerciante di dolciumi, offrendo a chi passa the' verde e biscotti di cioccolata e miele. (ANSAmed).