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Grecia, al monastero di Evangelistria, culla della nazione

Skiathos, qui fu cucita la prima bandiera ellenica

30 settembre 2016, 11:57

Redazione ANSA

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Il monastero di Evangelistria a Skiathos (Grecia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il monastero di Evangelistria a Skiathos (Grecia) -     RIPRODUZIONE RISERVATA
Il monastero di Evangelistria a Skiathos (Grecia) - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Patrizio Nissirio) Skiathos (Grecia) - All'apparenza è uno dei tanti suggestivi monasteri che punteggiano la Grecia: Moni Evangelistria sorge su una collina dell'isola di Skiathos (Sporadi), e la vista è straordinaria, tra boschi e mare cristallino. Ma il complesso è molto più che la residenza di un piccolo gruppo di monaci ortodossi. Tra queste mura è infatti passata la storia della Grecia moderna, ed in particolare della rivoluzione che nel 1821 portò il Paese all'indipendenza. E qui è stata creata al telaio la prima bandiera ellenica, all'epoca una croce bianca in campo blu.

"Il monastero fu fondato nel 1794 da un gruppo di monaci di Monte Athos (la Repubblica Teocratica che ha sede nella penisola Calcidica, nel nord della Grecia) che decisero di andarsene in dissenso con i rituali praticati - spiega Thodoris Tzoumas, presidente dell'Associazione culturale di Skiathos, fondata nel 2005 - E nel 1807 ospitò il giuramento alla Libertà, pronunciato da alcuni tra i più importanti leader rivoluzionari, tra cui Theodoros Kolokotronis e Andreas Miaoulis. E sempre qui, un telaio fu usato per tessere la prima bandiera greca. E le differenze con il Monte Athos restano: qui, ad esempio, le donne possono entrare". La comunità monastica offrì quindi rifugio ai rivoluzionari ed anche sostegno economico durante la guerra contro il dominio ottomano.

Oggi il monastero è una delle mete turistiche sull'isola, lontana da spiagge e dal vivace centro cittadino. A parte la possibilità di soggiornarvi, dopo il restauro, le sale di Evangelistria ('annunciazione' in greco, preso da un monastero in rovina che sorgeva poco distante, con lo stesso nome) ospitano le sue quattro collezioni di manufatti, divisi in sezioni: icone (molte portate dai monaci venuti da quattro monasteri di Monte Athos), documenti, reperti delle guerre balcaniche (tra cui molti giornali d'epoca), folklore. Tra gli oggetti più preziosi, un vangelo dalla ricca copertina lavorata a mano, risalente al 1539. Attualmente è in mostra anche una collezione di foto scattate sulle isole greche tra anni '50 e '60, in prestito dal museo Benaki di Atene.

"Siete fortunati", dice Tzoumas, uscendo dal monastero. E indica l'orizzonte: la giornata è limpida e oltre il mare si vede la 'montagna sacra', ovvero il monte Athos, con i suoi monasteri di varie nazioni ortodosse. I monaci dissidenti non andarono poi così lontano. (ANSAmed).

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