(di Cristiana Missori)
(ANSAmed) - TIRANA, 13 LUG - Sulla riforma del sistema
giudiziario il governo albanese si gioca la credibilità delle
sue istituzioni e il futuro ingresso nell'Ue. Entro il 21 luglio
prossimo il Parlamento è chiamato ad approvare le modifiche di
un terzo dell'attuale Costituzione.
''Il mio lavoro inizia dal giorno dopo'', sostiene il
ministro della Giustizia, Yilli Manjani. Un cambiamento che
serve prima di tutto per ridare fiducia nello Stato ai cittadini
di un Paese martoriato dalla dittatura comunista di Enver Hoxha,
''politicizzato e corrotto''.
''Endemicamente corrotto'', ammette il responsabile della
Giustizia che dice: ''la corruzione e le mazzette sono endemiche
alla società albanese. Tutti, a ogni livello, sono convinti che
per ricevere cure o per ottenere un qualsiasi servizio si debba
pagare qualcosa sottobanco''. Una intera società sotto accusa:
giudici, medici, poliziotti, politici.
Da mesi il tema della riforma giudiziaria tiene banco sui
giornali albanesi ma la gente è stanca. E' dal novembre del 2014
- quando venne istituita la commissione parlamentare ad hoc con
il compito di elaborare gli emendamenti, assistita da esperti
dell'Unione europea e statunitensi - che il Paese attende il
grande cambiamento. Ogni giorno, racconta Manjani, al ministero
giungono fino a un centinaio di denunce contro il comportamento
scorretto dei giudici. ''Per ora, però, non posso agire.
Aspettiamo il varo della riforma''.
A oggi, la maggioranza di centrosinistra del premier Edi Rama
e l'opposizione di centrodestra guidata da Lulzim Basha
concordano su quasi l'intero pacchetto di misure previsto dalla
riforma, ma non sulle nomine dei giudici, come sottolinea il
ministro. L'apporto della minoranza è però fondamentale affinché
la riforma venga davvero applicata. ''Siamo al terzo tentativo:
già nel 1992 e nel 1998 si provò a fare approvare una riforma,
ma senza coinvolgere l'opposizione. Questa volta per fare in
modo che le cose funzionino, lo abbiamo fatto''.
Una volta entrata in vigore, servirà comunque molto tempo
affinché questa riforma venga applicata, rimarca dal canto suo
l'ambasciatore dell'Unione europea a Tirana, Romana Vlahutin.
Fra i punti fondamentali, spiega, c'è la trasparenza delle
entrate dei giudici e le loro prestazioni (ossia il loro livello
di preparazione). ''Fino a ora - fa notare Vlahutin - bastava
scrivere nella propria dichiarazione dei redditi: 'regalia'''.
Il male maggiore di questo Paese, dice, ''è la corruzione''.
Impossibile, dunque, ''stabilire una data di ingresso
nell'Unione da parte del Paese delle Aquile. La riforma deve
prima diventare operativa''.
Il bicchiere, però, non è del tutto vuoto. Passi in avanti in
altri campi, conclude Vlahutin, l'Albania li ha fatti.
(ANSAmed).