(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - TUNISI, 11 MAG - S'e' forse arenata in Algeria la
inarrestabile cavalcata dei partiti islamici in Nord Africa,
dopo la secca sconfitta che hanno subito ad opera del Fronte di
Liberazione Nazionale (vicino al presidente Bouteflika) e del
Rnd, guidato dal premier premier Ahmed Ouyahia.
Certo, i partiti dell'Alleanza verde hanno immediatamente
contestato - a dire il vero molto prima dell'ufficializzazione
dei dati - il risultato finale, parlando di una gigantesca frode
e attaccando direttamente Bouteflika. Ma la sconfitta c'e' e ben
difficilmente ci sara' un tribunale che annullera' queste
elezioni, sulle quali hanno vegliato oltre 500 ossservatori
stranieri che non hanno, per quanto se ne sa, rilevato
irregolarita' insanabili.
Quindi da oggi i partiti della vecchia maggioranza possono
riprendere da dove si erano interrotti in attesa delle elezioni,
forti di un consenso, in termini di voti, che consente loro di
portare nell'Assemblea nazionale 220 eletti l'Fln e 68 il
Rassemblement national democratique. In totale 288 seggi su 462,
cioe' con una maggioranza che lascia agli altri le briciole, a
cominciare dagli islamici che sino a ieri erano sicuri di una
fortissima affermazione e ora si ritrovano, nella 'top ten' di
chi ha preso piu' seggi, al terzo posto, con appena 48 eletti,
che consentiranno loro di fare opposizione parlamentare, ma non
molto di piu'.
Ed appare scontato che la debacle, inattesa, aprira' una fase
di confronto all'interno dell'Alleanza verde, quasi una resa dei
conti, visto che l'iperattisivmo del segretario dell'Msp,
Bouguerra Soltani, un maestro del ''fatto compiuto'', non e'
stato molto gradito dai due partiti alleati, al di la' dei
sorrisi sfoderati nelle foto di gruppo.
Ma in ogni caso, da oggi l'Algeria volta pagina, anche perche'
Fln e Rnd hanno temuto veramente uno stravolgimento del quadro
politico ed e' una cosa di cui dovranno tenere conto, nel futuro
immediato e nel lungo periodo. Analizzare il perche' di una
cosi' netta vittoria non e' facile. Se si dovesse dare una
spiegazione squisitamente politica, ci sarebbe da rimarcare il
ruolo del presidente Abdelaziz Bouteflika che, con gli ultimi
discorsi (come quello magistrale di Setif, in cui s'e' chiamato
fuori dall'agone del futuro del Paese), ha certo riconquistato
parte degli scontenti, che sono stati molti, considerato il
tasso di astensionismo (al 57,64 per cento).
Piu' concretamente occorrera' vedere quale sia stata la
ripartizione geografica del voto, tenendo conto delle denunce
presentate dall'opposizione gia' prima dell'apertura dei seggi.
Come, solo per fare un esempio, per lo spostamento di migliaia
di militari da una provincia all'altra alla vigilia del voto,
quasi a volere corroborare cosi' i consensi per la vecchia
maggioranza laddove apparivano traballare un po' troppo.
E ci sara' anche da capire se, dati alla mano, quel distacco
dalla partecipazione politica di alcune regioni, come la
Cabilia, sia parte di un processo irreversibile oppure possa
essere ancora considerato un segnale. Ma di certo i futuri
nocchieri della Repubblica dovranno interrogarsi come mai sia
possibile che, nella capitale, sia andato a votare solo il 31
per cento degli aventi diritto. E se per Algeri ci puo' essere
una spiegazione plausibile, visto il ribollire della sua immensa
periferia, dove le banlieu sono il crogiuolo di fortissime
tensioni sociali, piu' inesplicabile e' quanto accaduto a Tizi
Ouzou, dove alle urne s'e' recato solo un elettore su cinque.
(ANSAmed).