In centinaia affrontarono per mare il lunghissimo viaggio verso la loro meta finale, l'arcipelago melanesiano dove in molti restarono anche quando i francesi ritennero non piu' necessario il loro allontanamento dalla terra in cui erano nati e da cui erano stati strappati soprattutto per essersi ribellati al potere. Come accadde in Cabilia, una regione fiera e indomabile, ancora oggi. Un libro, dal forte valore simbolico, elenca oggi i nomi dei 2.106 algerini deportati alla fine del Novecento e caduti nell'oblio del loro Paese, ma non il quello delle loro famiglie che, ancora oggi, a distanza di oltre un secolo e di cinque generazioni, mantengono in vita il ricordo di quelli che furono costretti a partire, con indosso solo i loro abiti tradizionali, con la loro cultura e la loro storia che cercarono di non dimenticare, anche se in una terra che non era la loro e che non conoscevano affatto.
Il libro si intitola ''Caledoun, storia degli arabi e dei berberi della Nuova Caledonia'', redatto a cura del segretariato di Stato per la Cittadinanza e la Cultura dell'arcipelago. Una copia e' stata consegnata al segretario di Stato algerino incaricato della Comunita' nazionale all'estero, Belkacem Sahli.
Il libro e' stato scritto da Louis-Jose' Barbaçon e fornisce informazioni sugli algerini deportati, le loro regioni d'origine, la loro eta', la durata della condanna e il numero di matricola di ciascuno.
E' singolare pensare che la Francia, per allontanare da se' rivoltosi e delinquenti, scelse di portarli la Nuova Caledonia (che dista ventimila chilometri dall'Europa), un vero e proprio paradiso terreste, con temperature mai troppo basse o troppo alte, in cui in molti, anche quando ne ebbero la possibilita', vollero rimaneee, aggiungendosi - loro che erano stati 'puniti' -ad una popolazione autoctona gentile ed ospitale. Oggi i discendenti degli algerini e dei berberi portati in Nuova Calendonia per non avere accettato le regole e le leggi dei francesi sono perfettamente integrati e costituiscono una delle comunita' piu' forti, anche per il fatto che anche oggi - soprattutto per la saldezza dei legami etnici - le loro fattezze ne tradiscono l'origine lontana. Ma i molti decenni passati non possono cancellare le sofferenze di chi, con i ferri ai polsi, fu sradicato dalla sua terra e portato lontano. Ed il libro di Barbaçon, pur nella sua struttura scientifica, cerca di sanare una ferita antica.
(ANSAmed).