Un periodo segnato da decine di migliaia di morti ed al quale, nel 2005, con la Carta per la pace e la riconciliazione l'Algeria ha cercato di porre rimedio, avviando un difficile percorso per fare sì che, nel rispetto e nella tolleranza, gli algerini riuscissero a venire fuori dall'emergenza.
A nove anni dall'adozione della Carta, l'Algeria tira le prime somme, che sono positive, pur se tanto ancora bisogna fare, dal momento che ci sono gruppi che non hanno mai accettato la pacificazione, combattendola a colpi di attentati, cui l'esercito risponde con la stessa ferocia.
Sono circa novemila le persone che, dal 2005 al 2013, hanno beneficiato dei contenuti della Carta e le altre che hanno fatto richiesta per accedervi (circa il 5% del totale) devono solo attendere la decisione delle wilaya (le Province), che godono di ampia autonomia anche deliberativa.
Quando la strada della pacificazione - voluta dal presidente Bouteflika - fu imboccata, la Carta fu indirizzata a quattro distinte categorie: i terroristi islamici che decisero di abbandonare la strada della violenza e di rientrare nei ranghi della società civile; le loro famiglie, colpite dalle rappresaglie scatenate contro chi sosteneva e favoriva le azioni violente; i dispersi e coloro i quali, sospettati di essere contigui ai terroristi, persero il posto di lavoro. Il capitolo più delicato ed ancora oggi doloroso è quello dei ''desaparecidos'' della guerra civile, quelle migliaia di finite nel nulla, per mano di una o l'altra parte e che restano una ferita aperta. Come testimonia la recente protesta fatta, nella piazza Primo Maggio di Algeri, dalle famiglie di molti di coloro che scomparvero nel 'buco nero'di guerriglia e controguerriglia.
La strada, al di là dei numeri positivi che la Carta ha conseguito (reintegrate 4.300 persone licenziate per le loro idee), resta comunque ancora lunga. Non perchè manchi la volontà di aprire dossier delicatissimi (come quelli sulla sorte dei desaparecidos), quanto perchè i quasi quindici anni trascorsi dall'esplodere del conflitto civile sembrano essere passati troppo in fretta e, soprattutto, senza lenire il dolore di chi, innocente, fu vittima della violenza. (ANSAmed).