Un'operazione che, sino ad oggi, ha consentito di raccogliere oltre 4000 ore di registrazioni, ma la fine è ancora lontana perchè ancora moltissimi sono i combattenti in vita, pure se per tutti l'età è molto avanzata e chiedere a loro di ricordare non sempre è cosa che porta a risultati credibili.
Un aspetto pare comunque evidente in questa impresa, e cioè che la raccolta delle testimonianze dei combattenti non intende assolutamente scrivere o riscrivere la Storia - lo ha detto il ministro dei Moudjahidine, Tayeb Zitouni, in una dichiarazione all'Aps -. Sull'Indipendenza e la sua epopea sono stati scritti centinaia di libri e, a seconda dell'estrazione culturale e geografica degli autori, con visioni spesso discordanti. Fare parlare oggi i combattenti viene quindi visto come un contributo ed un modo di raccogliere informazioni e racconti di prima mano, pur se il passare degli anni ed i meccanismi autoassolutori potrebbero appannarne l'attendibilità.
In quanto sta facendo il Ministero dei moudjahidine sembrano esserci più ragioni, la prima e più evidente delle quali è rinsaldare, soprattutto nelle generazioni più giovani, il senso di appartenenza ad una comunità nazionale. Cosa che, negli ultimi anni, è andata un po' sfumando, nonostante gli sforzi del Governo di dare a tutti l'orgoglio di sentirsi algerini. Ma il Paese, messa da parte da tempo l'euforia della vittoria sui francesi, è alle prese con frizioni in seno al corpo sociale, che mai si pensava potessero manifestarsi. Come, ad esempio, il ripetersi di scontri tra ragazzi arabi e mozabiti o, peggio, l'esplodere di episodi di delinquenza giovanile che poco o nulla hanno a che fare con la cultura degli algerini.(ANSAmed).