A decidere di dare luce verde agli investimenti all'estero - oggi consentiti alla sola Sonatrach - è stato il Consiglio della moneta e del credito che ha fatto propria una direttiva presa dalla Banca centrale. Tale direttiva varrà per tutte le imprese, sia a capitale pubblico che privato. Aspetto rilevante perchè, ad esempio, consentirà a quelle legate a settori vitali dell'economia algerina di creare all'estero interessi che, a loro volta, determineranno effetti benefici sul mercato interno.
Ma la decisione di Consiglio della moneta e del credito (il pensatoio che presiede alle dinamiche del credito algerino) non dà carta bianca a chi vuole investire all'estero perchè pone dei paletti, giustificabili almeno in questa fase di avvio di una operazione che potrebbe avere valenze finanziarie molto rilevanti. Una delle premesse cui non sarà possibile derogare è che tra l'impresa che investe e l'attività con cui si relaziona all'estero ci sia complementarietà. Ovvero, se l'impresa tratta, ad esempio, prodotti siderurgici in patria, i suoi investimenti in un Paese straniero non potranno che riguardare lo stesso settore. Questo criterio può apparire apparentemente d'ostacolo alle operazioni finanziarie all'estero, ma rappresenta una garanzia per evitare avventate e potenzialmente rischiose avventure in campi che non si conoscono bene.
L'azienda algerina dovrà detenere almeno il dieci per cento del capitale azionario di quella dove ha deciso di investire e saranno stabiliti dei tetti inviolabili, che varieranno a seconda dei singoli settori. Un paletto che potrà essere anche d'ostacolo per le ipotesi di espansione all'estero riguarda il fatto che gli investimenti potranno essere fatti solo con fondi dell'impresa e quindi senza il ricorso al credito. In questo modo le imprese avranno come limite solo le loro disponibilità di liquidità evitando così che la banche diventino, pur se indirettamente, 'azioniste' della nuova iniziativa.
(ANSAmed).