(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 27 NOV - L'Algeria, stretta tra una
situazione di stallo politico che non sembra mostrare segnali di
sblocco e i timori determinati dal costante calo del prezzo del
petrolio, vede aumentare la propria preoccupazione per il futuro
e spera che una eventuale accelerazione del processo per
elezioni presidenziali anticipate possa venire da un intervento
delle Forze armate. Non che si chieda ai militari un intervento
diretto, ma che essi facciano valere sino in fondo quel ruolo di
guardiani della repubblica e del rispetto dell'ortodossia dei
valori della Rivoluzione che interpretano da oltre
cinquant'anni. Il ''come'' è abbastanza evidente: fare delle
discrete quanto efficaci pressioni sul presidente Bouteflika
affinché lasci la carica ben prima della scadenza naturale (tra
più di tre anni). Ma se ad Abdelaziz Bouteflika si potrebbe fare
appello con sufficienti speranze di convincerlo (vista la sua
estrazione militare, celebrata dalle biografie ufficiali, ma non
riconosciuta da tutti), l'operazione sarebbe estremamente
difficile e con pochissimi margini di riuscita nei confronti
dell'entourage del presidente. Si tratta di un gruppo ristretto
di persone (tra parenti e sodali) che, anche per le precarie
condizioni dello stesso Bouteflika, negli ultimi anni ha
acquisito, anzi conquistato un potere enorme e, soprattutto,
incontrastato spaziando dall'economia, alla politica, alla
giustizia. Ma la situazione si sta facendo giorno dopo giorno
più complessa perché dal presidente non giungono segnali di una
reale capacità di affrontare i problemi e quindi risolverli. Le
ultime immagini ufficiali rimandano ad un uomo evidentemente
stanco e malato, che si muove con difficoltà e che solo un
sapiente gioco di luci e maquillage fa apparire nel pieno
possesso delle sue capacità. L'Algeria di queste settimane
avrebbe invece bisogno, e su questo concordano sia gli esponenti
dell'opposizione, ma anche - sia pure a mezza bocca -
commentatori notoriamente vicini alla presidenza, di certezze
che Bouteflika (almeno il Bouteflika sofferente di oggi) non
sembra essere in grado di garantire. Ancora la situazione non
sembra vicina all'implosione, ma i segnali che qualcosa deve
necessariamente cambiare si fanno sempre più forti e frequenti.
Ma le Forze armate? Avendo avuto da sempre (ad eccezione di Ben
Bella) una sorta di tutoraggio sui presidenti della repubblica,
sino ad oggi si sono limitati a guardare, sentendosi fortemente
rappresentati, in seno all'esecutivo, dal generale Ahmed
Gaïd-Salah, viceministro della Difesa, ma soprattutto capo di
stato maggiore delle forze armate. Ma il punto è capire sino a
quando, davanti al crescente sconcerto della popolazione,
Gaïd-Salah riuscirà a restare lontano dai timori di un intero
Paese. (ANSAmed).