In questo suo terzo libro - che sarà presentato domani alla libreria l'Argonauta (ore 18.00) - Guidantoni scatta una fotografia nitida di un Paese costantemente in bilico tra modernismo e tradizione, diffidente, timoroso di essere travisato, di essere mal visto e mal interpretato, fiero, molto spesso duro, piegato da un decennio ''nero'' in cui il terrorismo ha fatto circa 150 mila vittime. Oggi, però, ''è possibile parlare di uno spiraglio. Il vento sembra infatti essere cambiato'', fa notare ad ANSAmed l'autrice. Il suo racconto parte da Marsiglia, ''dalla città più meticcia del Sud, da quello che chiamo il pendolarismo del cuore'', per attraversare il Mediterraneo e giungere ad Algeri ''la bianca''.
Un viaggio che si sviluppa ascoltando le voci di tanti algerini, dentro e fuori il Paese: intellettuali, giornalisti, artisti, uomini di chiesa e imprenditori. Tra questi, Louisette Ighilahri - mujahidate, ovvero partigiana e combattenti della guerra d'Indipendenza - gli scrittori Yasmina Khadra e Amara Lakhous; Henri Teissier, arcivescovo emerito di Algeri, Abdelkhader Abdi, designer a Parigi, Bouhired Nacila, giornalista di radio al-Bahdja. Personalità e persone comuni. Un posto speciale nel suo racconto spetta alle donne, femministe e femminili, imprenditrici o sindacaliste, ''vere e proprie guerriere'', come le definisce la scrittrice e i giovani di seconda generazione che tornano in cerca delle loro radici.
''Più conservatori dei propri genitori''. ''Quel che ho imparato ascoltando tutte queste persone - sottolinea la giornalista - è che più che attraverso la rivoluzione (come accaduto in altri Paesi dell'area nel 2011, ndr) il cambiamento può arrivare dai piccoli passi, attraverso una battaglia silenziosa e sotterranea che non comprometta la pace''. Eppure nell'Algeria di oggi c'è anche chi non ha più voglia di lottare contro la corruzione, la burocrazia, la politica. E' vero, ''in molti mi hanno confidato di non essere andati a votare alle ultime elezioni (presidenziali, ndr)''. C'è chi ''aspetta e guarda, in attesa che qualcosa cambi''. Nonostante tutto, però, il bicchiere sembra comunque mezzo pieno. Esistono, sostiene la scrittrice, opportunità di sviluppo sia sotto il profilo politico, economico, di cooperazione, del turismo. ''Forse il vento sta girando e la nuova brezza è una tentazione mediterranea''.
L'Algeria, rimarca, ''gode del sostegno degli Stati Uniti in vista della lotta al terrorismo in Mali e nel Nord Africa. E se non credessero al potenziale sviluppo del Paese - oltre che per i loro fini utilitaristici - gli americani non sosterrebbero l'Algeria''. La speranza di questo Paese si chiama Orano, la città di Camus, che sta investendo nel settore della ricezione e Costantina, che nel 2015 sarà capitale della cultura del mondo arabo, e Annaba, la città della quale il berbero e forse l'algerino più famoso al mondo, Sant'Agostino, fu vescovo.
(ANSAmed).