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Strage Parigi:paradosso Algeria, distacco e partecipazione

E' il Paese origine fratelli Kouachi

12 gennaio, 14:51

(di Diego Minuti) (ANSAmed) - ROMA, 12 GEN - L'Algeria, Paese d'origine dei fratelli Kouachi (anche se erano immigrati in Francia di seconda generazione), sembra in questi giorni agitarsi tra due estremi: la consapevolezza d'essere 'obbligata' a condannare l'accaduto ed a esprimere solidarietà nei confronti di Parigi e dei francesi; un accennato senso di ribellione al fatto di trovarsi suo malgrado coinvolto nelle dinamiche dell'internazionale del terrorismo islamico.

Nel decennio nero, quello della guerra civile che ha insanguinato l'Algeria a partire dai primi anni '90, con l'effimera vittoria islamista alle elezioni politiche e la durissima reazione dell'Esercito, il Paese ha affrontato un cammino durissimo, punteggiato da violenze, spesso indiscriminate, da tutte e due le parti. La Carta della Riconciliazione, fortemente voluta da Bouteflika e che nel 2005 ha dispiegato tutti i suoi effetti pacificatori, se ha consentito il rientro nella società civile di centinaia di combattenti islamisti, per quanto assurdo possa sembrare, ha dato alle forze di sicurezza un giustificazione giuridica per perseguire, con pugno di ferro, chi non ha voluto cogliere quella opportunità ed è quindi confluito nelle formazioni della jihad.

Ma ora gli sforzi immani per ''pacificare'' il Paese vengono toccati, sia pure marginalmente, dalla vicenda parigina in cui due figli lontani d'Algeria sono stati protagonisti di un atto di inaudita ferocia. Un Paese che si professa tollerante (ma che mantiene evidenti limitazioni all'esercizio di un culto diverso dall'Islam) si trova oggi quasi obbligato a ribadire - lo ha fatto il ministro per gli Affari religiosi, Aissa - che i luoghi di preghiera e culto di tutte le fedi in Algeria sono in sicurezza e protetti. Quasi che qualcuno abbia potuto paventare che l'Algeria - Paese costituzionalmente laico, ma islamico nei fatti - possa essere interessata da una ondata di violenze che riguardino i non musulmani. E' questo un paradosso che rischia di perpetrarsi per lungo tempo dal momento che anche l'Algeria è vittima della sotterranea opera di penetrazione di imam e predicatori integralisti che, spesso foraggiati dalle ricche monarchie del Golfo, di confessione wahabita, portano in giro il verbo più violento e aggressivo.

Resta comunque la sensazione che l'Algeria, davanti all'orrore delle stragi jihadiste in Francia, abbia scelto la strada del distacco reale, come testimoniano molti media algerini, che hanno coperto l'evento forse non con l'attenzione che meritava. Pur se le Istituzioni, al massimo livello (il presidente Bouteflika è stato tra i primi ad esprimere solidarietà a Francois Hollande) sono state sollecite a schierasi contro il terrorismo. (ANSAmed).

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