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Algeria: premier, non si tocca regola 51% su società miste

Sellal,resta regola che impedisce maggioranza assoluta stranieri

25 febbraio, 12:39

(di Diego Minuti) (ANSAmed) - ROMA, 25 FEB - La regola 51/49 non si cambia. E' quasi una doccia fredda quella che il primo ministro, Abdelmalek Sellal, ha riservato agli economisti algerini che da tempo chiedono con forza che venga modificata la regola che riserva alle imprese di casa almeno il 51 per cento del capitale delle nuove società che abbiano come soci soggetti stranieri.

Un brusco cambio di direzione dopo che, da almeno un paio d'anni a questa parte, la "regola" (come essa viene definita tout court) veniva data come da modificare tenuto conto che è ritenuta un freno all'eventuale interesse degli investitori stranieri per entrare nel mercato algerino.

Il meccanismo è abbastanza semplice: per preservare l'originalità delle nuove imprese a capitale misto, l'Algeria ha da anni imposto che gli stranieri non possano detenere la maggioranza assoluta e, quindi, come conseguenza, le decisioni importanti non possono essere adottare se non con il consenso pieno degli algerini.

Una regola che però, se da un lato ha raggiunto il suo obiettivo di preservare la "algerinità" delle società (cosa alla quale i vari governi hanno sempre tenuto), ha scoraggiato e continua a scoraggiare parecchio gli investitori stranieri che nutrono grossi timori a mettersi, da un punto di vista finanziario, totalmente nelle mani di imprenditori locali. Nel senso che gli investitori, cui vengono sostanzialmente chiesti capitali, ma soprattutto know how, affiderebbero completamente la loro "dote" ad altri soggetti.

Sellal, per evitare possibili interpretazioni distorte, ha detto chiaramente che la regola non si cambia, chiudendo la porta a qualsiasi revisione. Resta ora da capire cosa possa avere spinto il primo ministro a spazzare l'ipotesi di cambiare la "regola 51/49", la cui modifica veniva data per scontata, anche se non certo per imminente. La storia economica recente dell'Algeria è ricca di joint venture tra imprese locali e straniere, queste ultime attirate, oltre che da un mercato appetibile (soprattutto per quanto riguarda le molte grandi opere infrastrutturali realizzate o ancora in cantiere) anche dagli ambiziosi programmi pluriennali pubblici. Ora ci si interroga su cosa la precisazione di Sellal possa mettere in moto. Se, cioè, possa affievolirsi l'interesse degli investitori esteri davanti alla certezza che in ogni caso dovranno piegarsi ad accettare comunque di restare in minoranza.

Si sa che, nella maggior parte delle società, le grandi decisioni vengono prese in accordo tra i detentori dei vari pacchetti di azioni, ma per gli stranieri è difficile accettare che questo stato di cose sia stabilito per legge e non sia invece lasciato alle dinamiche della finanza.(ANSAmed).

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