Nel messaggio di Bouteflika, al di là della valenza politica, si sono rilevate alcune prese di posizione nette. La prima e più evidente è che il presidente sembra avere preso a cuore la condizione della donna dopo il divorzio, oggi con poche e spesso inosservate tutele, anche in considerazione di come la rottura del matrimonio si riverbera sui figli. Bouteflika, sempre attento a non alterare i delicatissimi equilibri tra istituzioni e religione, ha calibrato le parole che riguardano tali rapporti, affermando che "dobbiamo migliorare le leggi relative alla famiglia in armonia con le esigenze della nostra epoca e della vita moderna, sia per l'uomo che per la donna, in materia di vita sociale (...) mirando ad assicurare una totale conformità di ciò che decide il legislatore con la nostra santa religione". Ovvero, rafforzare le tutele per la donna, ma non andando a scontrarsi con il carico delle limitazioni esistenti e riconducibili all'islam. Una interpretazione rafforzata da un altro passaggio, quando Bouteflika ha affermato che l'emancipazione della donna non è in antinomia con la religione.
L'iniziativa ha diviso la "platea" che in essa ha colto accenti assai diversi. Nel senso che, se c'è stato chi ha cantato vittoria, c'è stato chi invece, tra gli esponenti dell'islam tradizionale, ha storto il naso, ritenendo la donna destinata dalla nascita ad un ruolo di subalternità all'uomo, nella vita, nella famiglia, nel lavoro. Tasto quest'ultimo su cui Bouteflika ha battuto rivendicando eguali diritti.(ANSAmed).