Nel 2014, rispetto all'anno precedente, gli ''incassi'' per l'Algeria derivati dalla vendita di petrolio hanno fatto registrare una caduta pari ad otto miliardi di dollari, passando dai 56 del 2013 a 48.
Una situazione certo molto delicata, che, conseguenza di una contingenza internazionale estremamente complessa, ha in qualche modo colto impreparata la macchina economica e finanziaria algerina che sebbene temesse un calo dei flussi derivati dalla vendita del petrolio, non aveva forse calcolato che potesse avere tale ampiezza. La tendenza negativa, peraltro, potrebbe anche essere confermata anche per il 2015, dal momento che nei mesi di gennaio e febbraio nelle casse algerine sono entrati ''soltanto'' quattro miliardi di dollari. Una cifra che viene ritenuta preoccupante, pur se nelle ultime settimane il prezzo del barile di petrolio sui mercati internazionali ha ripreso a salire (attualmente è ancora sotto i 60 dollari a barile), ma non certo in quella misura che si auspicava. A rendere problematica la situazione dell'economia algerina è il fatto che si avvicina la ''resa dei conti'' rispetto alle leggi finanziarie degli ultimi anni che, basandosi su un prezzo convenzionale del barile a cento dollari, hanno redatto programmi e progetti che ora, con il crollo degli introiti, potrebbero avere delle difficoltà ad essere onorati. Niente di preoccupante, visto l'enorme surplus di cassa derivato dagli ingentissimi flussi di valuta pregiata degli anni pre-crisi, ma resta sempre una situazione da valutare e, se del caso, correggere in fretta prima di ritrovarsi davanti al deflagrare in gravi inadempienze. L'establishment algerino non sembra dare segni di nervosismo, al contrario di un ancora ristretto circolo di economisti 'riformisti' che invece chiedono che lo Stato prenda atto alla situazione ed intervenga, cercando di comprendere che il petrolio (ed i gas naturali) resta una ricchezza che, domani piuttosto che oggi, è destinata ad esaurirsi. Insomma, meglio agire nell'immediato, quando se ne hanno le necessarie disponibilità nelle casse dello Stato, piuttosto che non poterlo fare quando la situazione sarà ormai irrecuperabile. (ANSAmed).