Ad avvantaggiarsi della spaccatura della Libia fra il governo di Tobruk riconosciuto internazionalmente e quello filo-islamico di Tripoli sono chiaramente i trafficanti di essere umani e i jihadisti affiliati all'Isis che hanno rivendicato due attentati con obiettivi altamente simbolici, anche se abbandonati da mesi come altre rappresentanze diplomatiche nella capitale libica.
Una bomba (o un colpo di Rpg a seconda delle fonti) è esploso senza causare vittime nella prima mattinata davanti al cancello della residenza dell'ambasciatore del Marocco, paese dove dal mese scorso si sono sposati i negoziati avviati a Ginevra in gennaio. Domenica un commando aveva sparato anche contro la sede diplomatica della Corea del Sud, la patria del segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, che ha condannato "fermamente" l'attentato. Due le guardie uccise.
In Algeria, la cui ambasciata fu colpita in gennaio da una bomba che ferì due guardie e un passante, per la prima volta leader politici si incontrano "per discutere una bozza di accordo", ha segnalato Bernardino Leon, l'inviato speciale dell'Onu per la Libia e mediatore dei negoziati.
Media libici e fonti informate sottolineano l'importanza del lavoro di "lobby" che gli esponenti politici, già riunitisi ad Algeri il mese scorso nell'ambito di uno dei vari "track" (processi paralleli) in corso nell'ambito del "dialogo" inter-libico, possono svolgere sulle rispettive controparti istituzionali impegnate nel round che inizia mercoledì a Skhirat, nei pressi di Rabat in Marocco. Fra l'altro si è in attesa di un pronunciamento della "Camera dei rappresentanti", il parlamento di Tobruk, sulla proposta Onu per un governo di unità nazionale. (ANSAmed).