A giocare d'anticipo, e ''bruciando'' anche il comitato ristretto (venti persone) chiamato a definire le regole del congresso, sono stati i potenti clan algerini del popolo saharawi che, per bocca del loro esponente più rappresentativo, Mohamed Bouhali, hanno sollecitato il Polisario ad uscire dall'attuale stato di non belligeranza per riprendere le armi ed usarle contro il nemico di sempre, il Marocco, che s'è impossessato del Sahara Occidentale alla fine del dominio spagnolo.
La sortita di Bouhali, ministro della Difesa del Polisario, è stata inequivocabile nel contenuto, ma non completamente chiara su chi ne sia stato il destinatario. Uno e in fondo più logico potrebbe essere Mohamed Abdelaziz, da più parti accusato di avere adottato una linea troppo morbida nel dialogo con il Marocco, pur se si comprendono le esigenze di 'realpolitik'.
Ma Abdelaziz è politico troppo navigato per cadere nella tentazione di rispondere a Bouhali - come lui d'origini algerine - ed alle sue bordate dialettiche, sempre che siano giunte inattese e non facciano invece parte di una strategia più complessa.
Parole, quelle di Bouhali, che potrebbero essere state indirizzate ai giovani che abitano i campi di Tindouf e che assistono, recalcitranti, ad estenuanti trattative da cui, ad onore del vero, il popolo saharawi ha ottenuto ben poco di concreto, al di là di riconoscimenti formali da parte di Paesi stranieri che lasciano il tempo che trovano nelle infuocate (e non solo da un punto di vista delle temperature) lande del Sahara Occidentale. Il Marocco, da parte sua, sembra guardare alle dichiarazioni del capo del ''clan algerino'' come a semplici punte di spillo, tanto da non avere aumentato d'un sol uomo il suo dispositivo miliare e di sicurezza.
Le ultime vicende hanno comunque riproposto l'antica contrapposizione tra le due anime del Polisario, cui il fondatore, Mustapha El Ouali, non riuscì a trovare una soluzione definitiva: quella dei clan d'origine algerina e quella di coloro che sono originari del Sahara occidentale e che malsopportano che tutti i posti di potere reali siano in mano ad altri che non a loro, che si ritengono i rappresentanti legittimi del popolo saharawi.
(ANSAmed).