(di Diego Minuti)
(ANSAmed) - ROMA, 11 GIU - Ci sono cose che, in Nord Africa,
certificano l'arrivo dell'estate, dal caldo opprimente portato
dal vento che soffia dal Sahara ai preparativi frenetici per il
mese sacro di Ramadan. Ma c'è anche l'eterna lotta che vede
contrapposti i ministeri dell'Istruzione a chi, ad un passo dal
baccalaureato (l'equivalente della maturità in Italia), di cui
sono in corso le prove, pur di conseguire il concupito 'pezzo di
carta' non esita a violare la legge, rischiando anche la
prigione. Ma è una guerra che lo Stato perde perché, ogni anno,
immancabilmente, sono decine i ragazzi (ed i loro complici) che
vengono pescati con le mani nella marmellata, cioè mettendo a
frutto tecniche che farebbero invidia a James Bond pur di avere
in anticipo il testo di una prova scritta o di poterla
affrontare grazie a connivenze esterne. Sono decine gli esempi
che si possono portare e che segnalano (tra Tunisia, Algeria e
Marocco) i casi in cui gli investigatori (perché di poliziotti
specializzati si tratta) sono riusciti a pescare gli studenti
truffaldini. L'ultimo, in ordine di tempo, ha avuto come
protagonista una ragazza algerina, beccata con un
microaltoparlante nell'orecchio grazie al quale riusciva ad
ottenere, da un complice all'esterno della scuola, le risposte
ai test. La vicenda, scoperta dalla tv pubblica Tamazight e resa
pubblica durante una trasmissione, ha lasciato comprensibilmente
basito il ministro dell'Istruzione, Nouria Benghebrit, presente
in studio. Ed il bello è che, quando uno dei professori ha
scoperto la ragazza, il complice, non accorgendosi d'essere
stato bruciato, ha continuato tranquillamente a sciorinare le
risposte ai quesiti. A poco servono i dispiegamenti di forze
(le tracce di test e prove scritte vengono portate nei centri
d'esame da convogli scortati da agenti armati) perché,
sistematicamente, qualche manina riesce ad aprire i plichi, a
duplicarne il contenuto ed a metterlo in vendita, ben sapendo
che candidati e relative famiglie pagheranno a caro prezzo. Come
accaduto qualche anno fa in Tunisia, con alcuni impiegati del
Ministero finiti in galera per il traffico di copie di
elaborati.
Ma sarebbe ingiusto etichettare tutti gli studenti come
aspiranti truffatori. La stragrande maggioranza affronta le
prove basandosi solo sulla propria preparazione. Però,
nell'accezione generale, sono coloro che bleffano a guadagnare
attenzione e, comunque, visibilità. Insomma alla fine - come
teorizzò nel Sedicesimo secolo il banchiere inglese Thomas
Gresham, che comunque parlava di monete - lo ''studente
cattivo'' nell'immaginario collettivo, scaccia quello ''buono'',
con tanti saluti ad onestà e correttezza. (ANSAmed).