Francois Hollande ha replicato un copione scontato, pronunciando, non appena atterrato all'aeroporto Boumediene, un discorso in cui i punti fermi sono stati quelli di sempre: rafforzamento di un partenariato economico già molto florido; rinsaldare l'alleanza contro l'unico nemico comune rimasto, il terrorismo di matrice islamica; confermare l'asse Algeri-Parigi per la sicurezza del Sahel.
Niente di nuovo, appunto, ma il fatto stesso che Hollande ha voluto utilizzare argomenti ricorrenti non ha fatto che ribadire il ruolo di Algeri nello scacchiere delicatissimo della regione, ma anche più a sud, per quanto ha fatto per trovare una soluzione alla crisi maliana, dove la Francia è coinvolta militarmente da molti mesi e che desidera fortemente un accordo tra le varie fazioni armate.Nella sua allocuzione all'aeroporto, davanti a giornalisti e telecamere ed ai rappresentanti del governo algerino, Hollande ha anche ricordato come la Francia contribuisca in maniera massiccia all'economia algerina (Renault, Sanofi, Alston) e che intende rimanere in questa condizione di privilegio. Quasi a volere rintuzzare le politiche economiche aggressive di altri Paesi, immemori - questo è sembrato di capire dalle parole di Hollande - di come Francia ed Algeria siano legate, volenti o nolenti, a filo doppio.
La reiterazione del sostegno a Bouteflika probabilmente rientra in questo scenario perchè la Francia di tutto avrebbe bisogno nel Sahel meno che di un repentino e dall'esito incerto cambio di guardia alla guida dell'Algeria, dove la figura dell'attuale presidente, sia pure sbiadita e con evidenti limiti istituzionali e politici, in qualche modo garantisce continuità e quindi mette al sicuro da mutamenti di regime avventuristici.
Tutta qui, quindi, la visita di Hollande? Si è trattato solo di un volere ribadire con forza fiducia e certezze nei rapporti? Forse è così, ma non è scontato. Perchè Hollande deve guardare al suo futuro, che per i tempi della politica non è così lontano, quando dovrà ripresentarsi al giudizio dei francesi, chiedendo la riconferma come primo inquilino dell'Eliseo. E i musulmani francesi (in cui quelli d'origine algerina sono la maggioranza) sono una cassaforte di voti molto appetita, alla quale Hollande (che nel 2012 fu votato dall'86 per cento della comunità islamica) non intende assolutamente perdere. Anche a costo di dovere fare ammissioni, a 50 anni di distanza, sulle atrocità che punteggiarono l'ultima fase del colonialismo. (ANSAmed).